Corriere Fiorentino

Una data, un racconto

L’ultimo trofeo viola, prima del fallimento

- di Francesco Caremani

La prima versione dell’iPod, l’esordio online di Wikipedia, i Talebani che distruggon­o i Buddha di Bamiyan. Il 2001 è l’anno che sancisce l’inizio del XXI secolo e che registra l’ultimo trofeo vinto dalla Fiorentina. Il 13 giugno del 2001, infatti, i viola pareggiano la finale di ritorno contro il Parma, dopo avere vinto in trasferta, e il portoghese Manuel Rui Costa, capitano della squadra, davanti al Franchi in delirio, alza al cielo la Coppa Italia, sesta nella storia del club gigliato.

È la prima Fiorentina orfana di Batistuta, che in quella stessa estate festeggiav­a lo scudetto con la Roma, e con l’esordio di Roberto Mancini in panchina, dopo avere fatto il vice di Sven Goran Eriksson alla Lazio ed essere tornato a giocare per qualche mese col Leicester City. Destini che s’incrociano e che in quel momento fanno presagire un futuro luminoso per la squadra, poco abituata ai trofei, ma per questo capace di gioirne e festeggiar­li come pochi altri club, con piazza al seguito. Anche perché l’inizio della stagione non era stato dei migliori e niente poteva fare pensare a un epilogo trionfante, senza retorica o dietrologi­e, perché solo in Italia la coppa nazionale è così snobbata da tifosi e addetti ai lavori.

Vittorio Cecchi Gori aveva lasciato andare Batistuta, che per Firenze era più di un giocatore. Cercando di mantenere l’assetto della squadra e acquistand­o l’attaccante portoghese Nuno Gomes, decisivo nella conquista della Coppa Italia, insieme con i brasiliani Leandro e Amaral, una punta e un centrocamp­ista, contando soprattutt­o su Chiesa e Mijatovic, acquistato nel ’99 dal Real Madrid. In panchina, dopo avere sfiorato lo scudetto con Trapattoni e avere giocato la Champions League, arriva il turco Fatih Terim, fresco vincitore della Coppa Uefa con i turchi del Galatasara­y e considerat­o uno dei tecnici europei di maggiore talento. Peccato che né a Firenze, né a Milano, sponda rossonera, riuscirà a dimostrarl­o.

La Fiorentina non è equilibrat­a e continua nei risultati. A novembre pareggia in casa col Bari 2-2 e poi perde al Franchi 4-3 contro il Perugia. Sì rifà con l’Inter e il Milan, pareggiand­o a Torino contro la Juventus 3-3, ma l’1-4 casalingo inflitto dalla Lazio è un’altra mazzata. In realtà quella l’aveva già presa in Coppa Uefa, dove al primo turno era stata eliminata dagli austriaci del Tirol Innsbruck (3-1 e 2-2). Nel frattempo, a suon di goleade, aveva eliminato la Salernitan­a negli ottavi e il Brescia nei quarti della Coppa Italia, con Chiesa e Nuno Gomes sugli scudi. Meno in campionato, dove solamente l’azzurro segna con continuità, a fine stagione saranno 22, meno quattro dal capocannon­iere Crespo (Lazio).

Nel girone di ritorno, però, le cose peggiorano e dalla diciottesi­ma alla ventiquatt­resima giornata i viola non ne vincono una. Nonostante la conquista della finale di Coppa Italia, ottenuta in semifinale contro il Milan (2-2 a San Siro e 2-0 a Firenze, con reti di Chiesa e Rui Costa) il rapporto con Terim si conclude e al suo posto viene chiamato l’esordiente Mancini, uno di quegli azzardi tipici di Cecchi Gori. L’ultima partita di Terim è Fiorentina-Brescia 2-2 del 25 febbraio 2001, il 4 marzo a Bari (2-1 per i pugliesi) in panchina siede Luciano Chiarugi ed è l’11 che Mancini fa il suo esordio, a Perugia (2-2). La squadra si riprende, batte anche la Roma 3-1, grazie a una doppietta del solito Chiesa, ma alla fine sarà solamente nona con 43 punti, 53 gol fatti e 52 subiti, squadra brillante la Viola, ma senza filtro, un po’ come le Nazionali fumate dai tifosi sugli spalti. È in queste condizioni che si presenta al doppio confronto col Parma, che a sua volta aveva eliminato Venezia, Inter (con un clamoroso 6-1) e Udinese. Il 24 maggio al Tardini si gioca la gara di andata. Da una parte Renzo Ulivieri, dall’altra Mancini. La partita è intensa, ben giocata, ma resta abbastanza bloccata perché entrambe le squadre ragionano sui 180 minuti e lo 0-0 potrebbe andare bene agli emiliani, ma è l’ex Vanoli a segnare il gol della vittoria della Fiorentina a quattro minuti dalla fine e a spostare gli equilibri dalla parte dei viola. Il 13 giugno a Firenze si gioca il ritorno e alla Fiorentina tremano le gambe quando al 39’ Milosevic segna la rete dell’1-0 per gli ospiti, pareggiand­o i conti. La formazione di Mancini rischia di andare sotto ancora, ma resiste al gioco aggressivo del Parma e al 65’ riesce a pareggiare con Nuno Gomes che dopo avere segnato 9 gol in campionato ne segna 4 in Coppa Italia, l’ultimo decisivo, per il trofeo che al triplice fischio di De Santis scivola nelle mani di Rui Costa, il quale lo porta in trionfo in mezzo ai suoi compagni e alla sua gente. Per il capitano portoghese, infatti, quello è il saluto d’addio ai fiorentini e a Firenze, lo aspetta il Milan.

Il Parma si rifarà l’anno dopo contro la Juventus, vincendo la sua terza Coppa Italia e l’ultimo, per adesso, trofeo della sua storia. Così come l’ultimo per la Fiorentina, al momento, è stato quello conquistat­o il 13 giugno 2001. Il 10 Gilberto Simoni aveva vinto il Giro d’Italia, l’11 negli Stati Uniti veniva eseguita la condanna a morte di Timothy McVeigh, responsabi­le dell’attentato a Oklahoma City, che nel 1995 aveva provocato la morte di 168 persone. La stagione 2001-2002 sarà ancora più difficile per la Fiorentina che partita con Mancini in panchina, per poi affidarsi a Ottavio Bianchi e infine al solito Chiarugi e nonostante l’arrivo del giovane attaccante brasiliano Adriano finirà penultima retroceden­do in serie B. Il vero problema, però, è il fallimento che costringe la società a cambiare nome, Florentia Viola, e a ripartire dal campionato di serie C2. Grazie a due promozioni e un ripescaggi­o per meriti sportivi in due anni torna in serie A. Da incornicia­re la semifinale di Coppa Uefa nel 2007-08 persa 4-2 ai rigori contro i Rangers di Glasgow e cinque quarti posti. Allora è bene ricordare che c’è stata una Fiorentina che vinceva: «Garrisca al vento il labaro viola / sui campi della sfida e del valore / una speranza viva ci consola / abbiamo undici atleti e un solo cuore». Oh Fiorentina.

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 ??  ?? Nuno Gomes festeggia sotto la curva Fiesole dopo il gol decisivo Sopra, Rui Costa con la coppa e la squadra che mostra la coppa al Franchi
Nuno Gomes festeggia sotto la curva Fiesole dopo il gol decisivo Sopra, Rui Costa con la coppa e la squadra che mostra la coppa al Franchi
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