IL PREZZO DELLE AMBIGUITÀ
La Toscana porta in discarica quasi un milione di tonnellate di rifiuti urbani l’anno, nel 2016 sono state ad esempio 950 mila tonnellate. Secondo i conti fatti dalla Regione, che li ha messi nero su bianco in una delibera di metà gennaio, lo spazio nelle discariche toscane sta per finire. Presto, entro tre o massimo quattro anni, non sapremo più dove portare i nostri rifiuti urbani. Che crescono, anche a causa dell’aumento dei flussi turistici, non diminuiscono. Il Piano dei rifiuti prevedeva come via d’uscita l’entrata in funzione del termovalorizzatore di Case Passerini, che sarebbe dovuto andare a regime nel 2016 o nel 2017. Ci sono stati contenziosi e ritardi, ormai talmente abituali che quasi non ci facciamo più caso, ma poi qualcosa è cambiato. Il governatore Enrico Rossi, guardando sempre più verso sinistra, prima all’interno del Pd e poi con gli scissionisti di Mdp, ha deciso di scaricare il termovalorizzatore. Sempre con mezze frasi però, trincerandosi dietro al «meglio l’aeroporto di Peretola», senza quel taglio netto che avrebbe almeno riaperto la discussione sulle alternative. Perché se il termovalorizzatore non si vuole fare bisogna indicare quali sono le altre possibilità da qui a tre anni, quando i rifiuti diventeranno un problema reale, non più (solo) politico. Non basterà raggiungere il 70% di raccolta differenziata. E non c’è il tempo per realizzare infrastrutture alternative. Così un’ambiguità politica rischia di trasformarsi in un’emergenza.