«Firenze Card», Schmidt vuole una rivoluzione
Il direttore degli Uffizi Schmidt: «Io e Nardella? La stessa visione della città»
Eike Schmidt non è tipo da ristoranti all you can eat. Proprio non gli piacciono, soprattutto quando il cibo in questione è la cultura. «Che va degustata — dice — Detesto le abbuffate». Nella metafora del manager tedesco, l’all
you can eat dei musei è la Firenze Card, da giorni oggetto di dibattito da un lato all’altro di via della Ninna, tra lui e il sindaco Dario Nardella.
Questa carta — sostiene — «non basta». Nonostante venga acquistata da 100 mila turisti all’anno. Bisogna «aumentare» e soprattutto «diversificare» il servizio. «Occorre una “Botticelli Card” che tenga insieme Uffizi, Palazzo Vecchio, Bargello e altri piccoli musei della zona, una “David Card” per l’area DuomoSan Marco-Accademia, una “ScopriFirenze Card” per i soli piccoli musei che pochi frequentano e che possa interessare anche i fiorentini, magari lunga un mese, e anche una “XXL Card”, per chi soggiorna qui a lungo, che raccolga tutto
La cultura dell’«all you can eat» ha contagiato anche l’arte Per contrastare il turismo superficiale occorre diversificare. Tutti avremmo più soldi
e con prezzo molto più alto; insomma una pluralità di carte suddivise per zone, ognuna con un suo museo-traino, e altre divise per durata e costi». Dopo giorni di discussioni sulla necessità di rivedere il servizio che tiene insieme 72 luoghi d’arte, è proprio il direttore del principale museo del «pacchetto», quello di cui si è temuta la fuoriuscita, a dettare l’agenda. «Ho chiamato il sindaco e gli ho proposto una riforma — spiega Schmidt — E lui in linea di massima si è detto d’accordo».
Cosa potrebbe succedere? Con la nuova politica dei biglietti che entrerà in vigore da marzo, gli Uffizi non potrebbero più «pretendere» il 100 % dei rimborso dei biglietti venduti all’interno della Firenze Card, con l’attuale formula «72 musei in 72 ore per 72 euro». Si è aperto il dibattito se aumentarne il costo, sottrarre quote ai piccoli musei o rassegnarsi a vedere gli Uffizi fuori dall’operazione. La prima ipotesi non piace al gestore del servizio, Linea Comune. La seconda è contraria allo spirito della carta, nata proprio per aiutare i piccoli musei. La terza è «un’eventualità a cui nessuno vuole nemmeno pensare». Dunque, che fare?
«La soluzione è stata studiata dai miei uffici e la presenterò al prossimo tavolo di discussione di tutti i partner della carta» annuncia Schmidt. La card di adesso «ha un fondamentale e inaspettato pregio: molti la comprano solo per comodità e non per convenienza, anche chi vede pochi musei, per saltare le file». Il secondo «è la brand recognition», la riconoscibilità del marchio. Il difetto «principale e strutturale è invece il modello all you can eat: produce un turismo veloce, superficiale, non virtuoso. Per combatterlo occorre allungare la validità, a ogni costo, se non vogliamo diminuire il numero dei musei».
Ma ha anche una forte potenzialità: «Recuperare l’idea originaria con cui nacque dieci anni fa, quella di favorire i piccoli musei e una visita della città più ampia e approfondita, ma la maggior dei visitatori entra solo a Uffizi e Duomo, in terza posizione all’Accademie e se ce n’entra un quarto, talvolta le Cappelle Medicee, talvolta Palazzo Vecchio, talvolta San Marco. Quasi mai all’Archeologico». Per questo Schmidt propone «un modello di accordo dentro la Firenze Card simile a quello che abbiamo messo in piedi tra Uffizi e Archeologico», con il biglietto comune. Più scelta e prezzi diversificati. «Lo abbiamo studiato: è economicamente sostenibile, permetterebbe a tutti i musei di avere un ritorno maggiore, mentre adesso solo noi recuperiamo il 100 % e il Bargello riceve solo la metà mentre meriterebbe almeno l’80%. Anche l’Opera del Duomo dev’essere equiparata a noi. I numeri che abbiamo confermano che americani e russi comprerebbero anche la XXL».
Entro poche settimane saranno intavolate le trattative tra tutti i partner. Ma i principali sono due: «Io e Nardella abbiamo la stessa idea sullo sviluppo turistico di Firenze, la stessa visione e uguali obiettivi» chiosa Schmidt. «E con questa proposta gli fornisco anche un’arma (tecnica) in più per fare pressione sul gestore, Linea Comune, affinché metta in pratica i cambiamenti». Con una promessa: «Tra cinque anni tornerò qui e la prima cosa che vorrò fare sarà comprarmi una ScopriFirenze Card. E, finalmente, fare il turista... anch’io».