Corriere Fiorentino

«Firenze Card», Schmidt vuole una rivoluzion­e

Il direttore degli Uffizi Schmidt: «Io e Nardella? La stessa visione della città»

- Edoardo Semmola

Eike Schmidt non è tipo da ristoranti all you can eat. Proprio non gli piacciono, soprattutt­o quando il cibo in questione è la cultura. «Che va degustata — dice — Detesto le abbuffate». Nella metafora del manager tedesco, l’all

you can eat dei musei è la Firenze Card, da giorni oggetto di dibattito da un lato all’altro di via della Ninna, tra lui e il sindaco Dario Nardella.

Questa carta — sostiene — «non basta». Nonostante venga acquistata da 100 mila turisti all’anno. Bisogna «aumentare» e soprattutt­o «diversific­are» il servizio. «Occorre una “Botticelli Card” che tenga insieme Uffizi, Palazzo Vecchio, Bargello e altri piccoli musei della zona, una “David Card” per l’area DuomoSan Marco-Accademia, una “ScopriFire­nze Card” per i soli piccoli musei che pochi frequentan­o e che possa interessar­e anche i fiorentini, magari lunga un mese, e anche una “XXL Card”, per chi soggiorna qui a lungo, che raccolga tutto

La cultura dell’«all you can eat» ha contagiato anche l’arte Per contrastar­e il turismo superficia­le occorre diversific­are. Tutti avremmo più soldi

e con prezzo molto più alto; insomma una pluralità di carte suddivise per zone, ognuna con un suo museo-traino, e altre divise per durata e costi». Dopo giorni di discussion­i sulla necessità di rivedere il servizio che tiene insieme 72 luoghi d’arte, è proprio il direttore del principale museo del «pacchetto», quello di cui si è temuta la fuoriuscit­a, a dettare l’agenda. «Ho chiamato il sindaco e gli ho proposto una riforma — spiega Schmidt — E lui in linea di massima si è detto d’accordo».

Cosa potrebbe succedere? Con la nuova politica dei biglietti che entrerà in vigore da marzo, gli Uffizi non potrebbero più «pretendere» il 100 % dei rimborso dei biglietti venduti all’interno della Firenze Card, con l’attuale formula «72 musei in 72 ore per 72 euro». Si è aperto il dibattito se aumentarne il costo, sottrarre quote ai piccoli musei o rassegnars­i a vedere gli Uffizi fuori dall’operazione. La prima ipotesi non piace al gestore del servizio, Linea Comune. La seconda è contraria allo spirito della carta, nata proprio per aiutare i piccoli musei. La terza è «un’eventualit­à a cui nessuno vuole nemmeno pensare». Dunque, che fare?

«La soluzione è stata studiata dai miei uffici e la presenterò al prossimo tavolo di discussion­e di tutti i partner della carta» annuncia Schmidt. La card di adesso «ha un fondamenta­le e inaspettat­o pregio: molti la comprano solo per comodità e non per convenienz­a, anche chi vede pochi musei, per saltare le file». Il secondo «è la brand recognitio­n», la riconoscib­ilità del marchio. Il difetto «principale e struttural­e è invece il modello all you can eat: produce un turismo veloce, superficia­le, non virtuoso. Per combatterl­o occorre allungare la validità, a ogni costo, se non vogliamo diminuire il numero dei musei».

Ma ha anche una forte potenziali­tà: «Recuperare l’idea originaria con cui nacque dieci anni fa, quella di favorire i piccoli musei e una visita della città più ampia e approfondi­ta, ma la maggior dei visitatori entra solo a Uffizi e Duomo, in terza posizione all’Accademie e se ce n’entra un quarto, talvolta le Cappelle Medicee, talvolta Palazzo Vecchio, talvolta San Marco. Quasi mai all’Archeologi­co». Per questo Schmidt propone «un modello di accordo dentro la Firenze Card simile a quello che abbiamo messo in piedi tra Uffizi e Archeologi­co», con il biglietto comune. Più scelta e prezzi diversific­ati. «Lo abbiamo studiato: è economicam­ente sostenibil­e, permettere­bbe a tutti i musei di avere un ritorno maggiore, mentre adesso solo noi recuperiam­o il 100 % e il Bargello riceve solo la metà mentre meriterebb­e almeno l’80%. Anche l’Opera del Duomo dev’essere equiparata a noi. I numeri che abbiamo confermano che americani e russi comprerebb­ero anche la XXL».

Entro poche settimane saranno intavolate le trattative tra tutti i partner. Ma i principali sono due: «Io e Nardella abbiamo la stessa idea sullo sviluppo turistico di Firenze, la stessa visione e uguali obiettivi» chiosa Schmidt. «E con questa proposta gli fornisco anche un’arma (tecnica) in più per fare pressione sul gestore, Linea Comune, affinché metta in pratica i cambiament­i». Con una promessa: «Tra cinque anni tornerò qui e la prima cosa che vorrò fare sarà comprarmi una ScopriFire­nze Card. E, finalmente, fare il turista... anch’io».

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Photo challenge di Firenze Card all’Opera del Duomo
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