E Prato si agita per l’ipotesi Lorenzin «Un rischio doppio»
Uno spettro si aggira per Prato. E non è PRATO il comunismo: una volta ha la faccia del ministro Beatrice Lorenzin, un’altra di Emma Bonino, un’altra ancora del senatore uscente di Ala Riccardo Mazzoni, solo per citare alcuni dei nomi circolati come candidati nel collegio della Camera. Tutti nomi non Pd, cosa che sta molto agitando le acque nei Democratici. Negli ultimi giorni i malumori si stanno concentrando su Lorenzin, che sembra sempre più vicina ad essere paracadutata — lei romana — a Prato. «Non è legata al territorio, non porta un valore aggiunto: non credo sia un candidato gradito qui. Altra cosa sarebbe la Bonino...», dice Lorenzo Rocchi, capogruppo Pd in consiglio comunale e capofila degli orfiniani, la corrente di Matteo Orfini che a Prato come a Roma sta con i renziani. «Sono preoccupato: sento dire che Prato è un collegio sicuro, ma se il candidato non è potabile si fa presto a diventare insicuri». Anche perché il centrodestra è pronto a candidare Giorgio Silli, ex assessore molto conosciuto in città. Perfino un renzianissimo come Nicola Ciolini, uno che di preferenze se ne intende (nel 2015 come candidato consigliere regionale ne prese 7.400), è critico: «Capisco le esigenze di coalizione, ma per prendere voti qui servono persone ben riconoscibili sul territorio. Non scordiamoci che le Politiche possono essere il traino delle Amministrative del prossimo anno...». Già, perché nel 2019 a Prato ci sono le Comunali, e 10 anni fa vinse il centrodestra. Forse anche per questo il sindaco Matteo Biffoni getta acqua sul fuoco: «Ogni territorio vorrebbe suoi candidati, mi sembra naturale, ma gli alleati vanno ascoltati. Le Amministrative? Fermi tutti: ogni elezione fa storia a sé...»