Corriere Fiorentino

FARMACIE COMUNALI, UNA BELLA REALTÀ MA CON TROPPI ONERI

- di Alfredo De Girolamo* *presidente di Confserviz­i Cispel Toscana

La farmacia comunale è un punto di riferiment­o fondamenta­le nella vita dei cittadini. La legge italiana prevede da decenni che un certo numero di farmacie — in Toscana circa il 25 per cento del totale — sia di proprietà dei Comuni, che possono gestirle in vario modo: in economia, con società per azioni o aziende speciali, con società miste con partner privati. Operano in un mercato perfettame­nte concorrenz­iale e si misurano tutti i giorni con l’offerta delle farmacie private, garantendo spesso maggiori servizi e migliore qualità: aperture festive e notturne, presenza in zone a bassa densità, offerta di un’ampia gamma di servizi integrativ­i, prezzi spesso più bassi. In molti casi la farmacia comunale è un vero e proprio punto di riferiment­o per la comunità locale. In Toscana le farmacie pubbliche funzionano: oltre 60 operatori che gestiscono 228 punti vendita, con 1.500 addetti, un fatturato poco inferiore ai 400 milioni di euro e investimen­ti annuali per circa 2 milioni di euro. Un settore che presenta i conti in ordine, con un utile aggregato di circa 1,5 milioni di euro e con rarissimi casi di aziende singole in perdita. Il recente decreto Madia sulle aziende partecipat­e dei Comuni non prevede nessuna dismission­e di questa importante esperienza di azienda pubblica sul mercato, anche se grava in modo pesante queste aziende di oneri e costi che rendono difficile competere con imprese private che invece non hanno gli stessi obblighi. Peccato che all’approvazio­ne della Legge di bilancio non sia stato tenuto conto che la distribuzi­one farmaceuti­ca è un settore economico nel quale gli operatori pubblici operano con i medesimi vincoli di quelli privati in un regime di libera concorrenz­a, al fine di esonerare le società totalmente pubbliche dall’applicazio­ne del Codice degli appalti. L’estrema parcellizz­azione degli acquisti, che impone flessibili­tà e tempestivi­tà, infatti, mal si concilia con gli adempiment­i a cui sono chiamate le farmacie pubbliche. Contiamo, con la prossima legislatur­a, in una modifica della normativa, perché per i Comuni sono una risorsa fondamenta­le, non solo economica ma di servizio e di relazione con i propri cittadini. Basta vedere le recenti aperture nell’area fiorentina di nuovi punti vendita per capire che la sfida della qualità e dei servizi ai cittadini è al centro delle strategie di queste imprese. Oggi grazie agli accordi con la Regione, con determinaz­ione voluti dall’assessore Stefania Saccardi, le farmacie pubbliche sono uno snodo del servizio socio sanitario regionale che eroga servizi al pubblico: dal Cup all’attivazion­e della tessera sanitaria, dalla riscossion­e dei ticket fino a servizi di ogni tipo nel settore. Sono farmacie che si rinnovano, sempre più vicine al cittadino e automatizz­ate, grazie all’uso di totem e della rete web, costituend­o così un pezzo importante di quel concetto di Smart City che si sta facendo largo in Italia e che vede le città toscane protagonis­te. Nel nuovo quadro di mercato le farmacie pubbliche potrebbero anche sviluppare una maggiore presenza, dandosi come obiettivo una maggiore integrazio­ne così da essere più solide e più forti nel mercato.

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