VINCOLI E SPARPAGLIATI
Il centrodestra si è dunque spartito i collegi uninominali di Camera e Senato in Toscana: i candidati di Forza Italia saranno 8, quelli della Lega 9, 3 per Fratelli d’Italia e uno per Noi con l’Italia (la quarta gamba, ex dc e dintorni). Numeri che avranno sorpreso gli immemori del clamoroso sorpasso operato dal Carroccio sugli alleati nelle regionali del 2015. Il duello Berlusconi-Salvini per il primato nella loro coalizione qui consisterà di conseguenza nel tentativo di riequilibrare un rapporto di forze che fino a due anni fa aveva sempre avvantaggiato il partito di Berlusconi, come nel resto del Paese, Nord Est escluso. Vedremo se l’avanzata della Lega si sarà arrestata o se la martellante campagna anti immigrati avrà pagato anche in Toscana; parallelamente, capiremo se Forza Italia avrà o no recuperato i voti di chi si era spostato in direzione Pd nella stagione del renzismo trionfante. Certo è che gli elettori dovranno fare scelte precise. Ad esempio, meglio il neo-europeismo cauto e diplomatico di Silvio Berlusconi o l’antieuropeismo virulento di Matteo Salvini? E a Siena i moderati si orienteranno sulla finanza severa del ministro Padoan o su quella spregiudicata del leghista Borghi, nemico dell’euro?
Per anni in Toscana Forza Italia è stata accusata di non voler combattere sul serio lo strapotere della sinistra. Scelta attribuita da tanti osservatori alla volontà di Denis Verdini, toscano di Campi, attento a mantenere la leadership di partito nella sua terra, ma impegnato su altri scenari come tessitore per conto dell’ex Cavaliere. Tutto ora è cambiato: Verdini ha divorziato da Berlusconi e alla fine non è nemmeno alleato del Pd, la Toscana è diventata contendibile dopo la conquista di molti grandi Comuni da parte del centrodestra o dei Cinque Stelle. Il 4 marzo si vota per il Parlamento, ma il governo uscirà dalle trattative fra i partiti se nessuno otterrà la maggioranza assoluta. Berlusconi a quel punto dovrà probabilmente guardare verso il centrosinistra, Salvini invece spingerà in direzione dei grillini, che anche in questi giorni lanciano segnali (Di Maio preferisce i leghisti ai Liberi e Uguali, inchiodati sul 6 per cento, si leggeva ieri su La Stampa). A un elettore orientato sul centrodestra forse piacerebbe dare un voto con meno effetti collaterali. Ma questo dipende da un sistema elettorale che anche Forza e Italia e Lega hanno voluto, pur di tornare a vincere. Vincoli e pure sparpagliati, per dirla con il Pappagone di Peppino De Filippo.