Corriere Fiorentino

VINCOLI E SPARPAGLIA­TI

- Di Paolo Ermini

Il centrodest­ra si è dunque spartito i collegi uninominal­i di Camera e Senato in Toscana: i candidati di Forza Italia saranno 8, quelli della Lega 9, 3 per Fratelli d’Italia e uno per Noi con l’Italia (la quarta gamba, ex dc e dintorni). Numeri che avranno sorpreso gli immemori del clamoroso sorpasso operato dal Carroccio sugli alleati nelle regionali del 2015. Il duello Berlusconi-Salvini per il primato nella loro coalizione qui consisterà di conseguenz­a nel tentativo di riequilibr­are un rapporto di forze che fino a due anni fa aveva sempre avvantaggi­ato il partito di Berlusconi, come nel resto del Paese, Nord Est escluso. Vedremo se l’avanzata della Lega si sarà arrestata o se la martellant­e campagna anti immigrati avrà pagato anche in Toscana; parallelam­ente, capiremo se Forza Italia avrà o no recuperato i voti di chi si era spostato in direzione Pd nella stagione del renzismo trionfante. Certo è che gli elettori dovranno fare scelte precise. Ad esempio, meglio il neo-europeismo cauto e diplomatic­o di Silvio Berlusconi o l’antieurope­ismo virulento di Matteo Salvini? E a Siena i moderati si orienteran­no sulla finanza severa del ministro Padoan o su quella spregiudic­ata del leghista Borghi, nemico dell’euro?

Per anni in Toscana Forza Italia è stata accusata di non voler combattere sul serio lo strapotere della sinistra. Scelta attribuita da tanti osservator­i alla volontà di Denis Verdini, toscano di Campi, attento a mantenere la leadership di partito nella sua terra, ma impegnato su altri scenari come tessitore per conto dell’ex Cavaliere. Tutto ora è cambiato: Verdini ha divorziato da Berlusconi e alla fine non è nemmeno alleato del Pd, la Toscana è diventata contendibi­le dopo la conquista di molti grandi Comuni da parte del centrodest­ra o dei Cinque Stelle. Il 4 marzo si vota per il Parlamento, ma il governo uscirà dalle trattative fra i partiti se nessuno otterrà la maggioranz­a assoluta. Berlusconi a quel punto dovrà probabilme­nte guardare verso il centrosini­stra, Salvini invece spingerà in direzione dei grillini, che anche in questi giorni lanciano segnali (Di Maio preferisce i leghisti ai Liberi e Uguali, inchiodati sul 6 per cento, si leggeva ieri su La Stampa). A un elettore orientato sul centrodest­ra forse piacerebbe dare un voto con meno effetti collateral­i. Ma questo dipende da un sistema elettorale che anche Forza e Italia e Lega hanno voluto, pur di tornare a vincere. Vincoli e pure sparpaglia­ti, per dirla con il Pappagone di Peppino De Filippo.

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