Restauro stile Matrix
Il convegno Oggi e domani a Villa Ruspoli ne parlano docenti di meccanica da tutta Europa
C’era arrivata per prima la fantascienza: Philip K. Dick che in Rapporto di minoranza mezzo secolo fa ipotizzava di poter prevenire la commissione dei crimini con l’analisi dei sogni dei «precog». E in parte anche Matrix, dove si immaginava una realtà invisibile all’interno di quella visibile che diventava «comprensibile» solo dopo un’analisi informatica dei codici nascosti.
Ora c’è arrivata anche la matematica con una delle nuove frontiere di analisi più fascinose, la micro-meccanica. Con un piede in Philip K. Dick, sul fronte della preveggenza. E uno in Matrix, avendo imparato a far interagire i due mondi, quello del visibile e quello dell’invisibile. «Entro sei anni saremo in grado di effettuare il restauro “preventivo” di un’opera d’arte, capire esattamente e mettere in pratica i modelli matematici che ci permettono di sapere quando, come e perché, in che forma e secondo quale dinamica, si crea una frattura nella tela di un dipinto, o su una tavola di legno, o in una statua, grazie ai nuovi modelli di meccanica del danneggiamento». Fa l’esempio dell’arte il professor Paolo Maria Mariano, docente di matematica al dipartimento di Ingegneria dell’Università di Firenze, per spiegare «le infinite applicazioni pratiche dei nuovi modelli di analisi matematica che stiamo ideando» e che si basano «sull’interazione tra il micro e il macro mondo a livello di meccanica». Tradotto: studiare la meccanica dei corpi su una scala di grandezza «invisibile» per capire, predire, cosa avverrà sul piano del «visibile». Fa l’esempio dell’arte perché di applicazioni nel campo dei beni culturali parleranno molto oggi e domani a Villa Ruspoli in piazza Indipendenza quando si incontreranno nel primo convegno in Italia i più importanti studiosi europei di meccanica teorica riuniti nel diciassettesimo seminario «Gamm». Una specie di «Stati Generali» dei matematici. «Di solito ci incontriamo in Germania — racconta Mariano — questa volta però qualcosa è cambiato, hanno scelto Firenze, mi hanno incaricato di organizzare il simposio perché sono l’unico fiorentino del gruppo. Dove altro avremmo potuto riunirci se non in una città d’arte per spiegare le nuove frontiere dela salvaguardia dell’arte stessa?»
Avrebbe potuto farne mille altri di esempi: «Nel campo della micro e nano tecnologia, nella previsione dello smottamento dei terreni, della propagazione delle onde — e pensate di quanto potremmo prevenire i terremoti — della dinamica dei fluidi complessi per aggredire l’inquinamento delle acque e dell’aria, nella biomeccanica...»
Cosa vengono a fare a Firenze, ospiti del complesso universitario di piazza Indipendenza, illustri matematici come sir John M. Ball di Oxford, Leszek Bartczak dall’Università di Varsavia, Georg Dolzmann da Ratisbona, Carsten Castersen dall’ateneo di Berlino e i tanti altri membri del quadriennale congresso Gamm? A «spiegare che in questa epoca storica, da circa una decina d’anni, la matematica sta cambiando alcuni aspetti fondamentali del suo approccio alla realtà stessa» prosegue il docente fiorentino. Sono quelle che «letterariamente mi piace chiamare le “Cronache dal micro-mondo”, la meccanica dei corpi deformabili, che descrive in maniera accurata l’influenza di eventi a scale spaziali invisibili sul comportamento visibile dei corpi».
Il professor Klaus Hackl di Bochum, l’università della Renania settentrionale e della Vestfalia, ha preparato appunto una relazione sull’approccio micromeccanico alla dinamica dei danneggiamenti. Uno studio che con molta probabilità in futuro sarà lo schema di pensiero base per la prevenzione delle «fratture» dei corpi.
«Fino a tre o quattro anni fa — prosegue Mariano — per restare nel campo dei beni culturali, dovevamo aspettare che un dipinto si danneggiasse per poi studiare come si era creata la frattura e perché, e quindi come ripararla. Oggi grazie a questi nuovi modelli, o meglio a questi nuovi modi di pensare, siamo capaci di studiare la stessa frattura in ogni sua parte e comportamento prima che essa esista, con il nostro bene culturale ancora sano».
Perché l’innovazione — ci insegna Mariano — non è per forza «sinonimo di tecnologia, di raffinazione degli strumenti». A volte, spiega il professore del dipartimento di Ingegneria dell’Università di Firenze dal 2005, «è anche e soprattutto il cambio di un punto di vista sulla realtà…. Anzi il cambio di “modelli matematici” con cui leggiamo la realtà».
La cura dei beni culturali in futuro «Capiremo la fragilità delle opere studiandole in realtà parallele»