L’ALTRA CARMEN IL MAGGIO E 100 BAMBINI
Da stasera «La donna di Siviglia» con il coro di voci bianche di Venti Lucenti La regista: «Con i più piccoli abbiamo fatto un percorso educativo e didattico sul tema della violenza contro le donne che l’opera racconta. Senza censure»
Attori, cantanti e cento bambini compariranno sulla scena come una carovana di gitani. Da oggi al primo febbraio al Teatro Goldoni di Firenze, la Fondazione Teatro del Maggio Musicale e Venti Lucenti presentano La donna di Siviglia, nuovo allestimento tratto dalla Carmen di Bizet con la regia di Manu Lalli e la direzione di Giuseppe La Malfa: nove recite (di cui cinque riservate alle scuole) che raccontano la storia tra la bella sigaraia e Don Josè e, insieme, la lotta eterna tra possesso e libertà, desiderio e fuga.
«È una storia sulla quale è bene che la comunità si interroghi perché affronta argomenti come l’identità di genere e la violenza, la diversità e il nomadismo culturale come condizioni naturali dell’individuo» spiegano gli organizzatori. «La nostra Carmen è una donna libera che diventa il simbolo di tutte le persone che nel tempo e nella storia hanno combattuto per la loro libertà». La donna di Siviglia comincia quando la Carmen è già finita, «con un Mérimée che cerca di scoprire chi sia stata la fascinosa sigaraia e due zingari che raccontano evocandola questa storia tragica e violenta, travestita da storia d’amore» afferma Manu Lalli. Da sapere
Da stasera al primo febbraio il Teatro Goldoni di Firenze ospita «La donna di Siviglia», una cooperazione tra Fondazione del Maggio Musicale e associazione Venti Lucenti, che per il Teatro dell’Opera cura i laboratori con e per i bambini. In questa messa in scena ispirata alla Carmen di Bizet anche un coro di voci bianche composto dai bambini che hanno partecipato al laboratorio canoro e teatrale di Venti Lucenti
Carmen, come da partitura (ma al contrario dell’allestimento portato in scena a gennaio sul palco del Maggio per la regia di Leo Muscato) viene uccisa da Don Josè ma lo spettacolo ha un finale a sorpresa, di pace e di speranza: «Tengo la linea del compositore, quindi lei muore. Ma non muore l’idea di libertà e la possibilità che il mondo cambi» dice la regista. «È una scelta che ho fatto perché sul palco e tra il pubblico ci sono dei bambini. Con loro abbiamo però fatto un percorso educativo e didattico, ho parlato di cosa succede nel mondo, della violenza, dell’aggressività e della pazzia di certi uomini. Sul palco c’è anche una sposa bambina, Carmen da piccola, che lancia il velo in faccia allo sposo e se ne va».
La donna di Siviglia è il nuovo capitolo del progetto