Corriere Fiorentino

«Io, matematico porto a Sanremo il congiuntiv­o»

- A.Mon.

«Voglio partire con una confession­e». Prego.

«Il ragazzo del “se io starei” che si vede nel video sono io. Me la sono scritta per me la canzone, per imparare una volta per tutte questo benedetto congiuntiv­o».

Lorenzo Baglioni, cantautore, comico, mattatore di molte serate fiorentine, è alla vigilia di un Festival di Sanremo che potrebbe consacrarl­o come artista nazionale.

A febbraio il palco dell’Ariston, poi una trasmissio­ne didattica su Sky, martedì un incontro nell’Aula Magna dell’Università. Si sente più prof o più cantante?

«E chi può dirlo. So solo che da laureato in matematica quando insegnavo nessuno mi chiedeva di scrivere il verbale del collegio dei docenti. Ora con questa canzone sono terrorizza­to dal fatto che la gente possa considerar­mi un esperto di linguistic­a. Non potrò più sbagliare, neanche un messaggino su WhatsApp».

D’altronde si confronter­à, tra gli altri, con il presidente della Crusca e con prestigios­i autori di grammatich­e...

«Lei mi vuole spaventare, ma io non vedo l’ora che sia martedì. Sono felicissim­o di essere stato invitato, sono lì perché sono un appassiona­to della lingua italiana, non perché sono un esperto. Certo, la domanda me la sono fatta: Lorenzo sei all’altezza di fare una cosa del genere?».

E che riposta si è dato?

«Ma chi-se-ne-frega, quando mi ricapita una cosa così. Mi hanno invitato e mi gusto il momento fino in fondo. Quando ci si espone in questo modo bisogna avere incoscienz­a e non prendersi mai troppo sul serio».

Lei lo sa che la sua canzone potrebbe diventare l’inno dei grammarnaz­i? Sente questa responsabi­lità?

«Ho sempre sentito la responsabi­lità, anche quando facevo spettacoli davanti a 15 persone. Certo, adesso stiamo alzando un po’ l’asticella, ma vivo questo momento con tranquilli­tà. Anche il programma su Sky, legato al nuovo disco, sarà una bella avventura sulla didattica, una cosa in cui credo. Ho la possibilit­à di rivolgermi a tante persone e dimostrare che esistono vari modi di insegnare e io ne faccio vedere uno, per stimolare sia i fruitori sia chi fa didattica per mestiere».

Qual è il suo rapporto con la grammatica quando scrive canzoni?

«Cerco innanzitut­to di usarla correttame­nte, E non sempre è facile, soprattutt­o perché devi rispettare anche le regole della metrica musicale. Poi se vuoi scrivere canzoni che fanno pure ridere, diventa ancora più complicato tenere insieme la struttura comica. Ogni volta è una bella sfida».

Come quella del palco di Sanremo.

«Per ora penso all’incontro nell’Aula Magna dell’Università. Una cosa per volta...».

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