Portoferraio, in 80 con i garofani «La piazza è sua»
Portoferraio, 80 in difesa di piazza Pietro Gori a cui il sindaco ha cambiato nome
Da ieri mattina PORTOFERRAIO lo slargo davanti al Comune di Portoferraio non si chiama più piazza Pietro Gori ma piazza Giovanni Ageno. La decisione di sostituire il cavaliere errante dell’anarchia molto legato all’isola con l’ex sindaco deceduto nel 2015 era stata presa mercoledì dalla giunta guidata da Mario Ferrari e ieri mattina dalle parole si è passati ai fatti. Alla cerimonia di intitolazione erano presenti tutte le autorità — la giunta di Portoferraio, i sindaci elbani, il senatore (e già presidente della Provincia di Livorno) Francesco Bosi — e dall’altra parte della piazza un’ottantina di cittadini che hanno sfilato con cartelli di protesta: «Giù le mani da Pietro Gori», «viva Pietro Gori». Tutti i manifestanti indossavano anche un garofano rosso, nel bavero della giacca. Non hanno interrotto la cerimonia, l’hanno guardata in silenzio dall'altro lato della piazza. Salvo poi iniziare a cantare sfidando il vento che batteva l’isola, anche quella «Addio Lugano bella» che di Gori è la più famosa.
Giovanni Ageno è stato sindaco di Portoferraio dal 1999 al 2003, quando esplode lo scandalo Elbopoli: il primo giugno 2004 viene arrestato con l’accusa di associazione per delinquere e voto di scambio, ma non farà in tempo a conoscere il verdetto di assoluzione (2008) perché appena uscito dal carcere, nel febbraio 2005, muore per un infarto. «Con questa intitolazione vogliamo che la vicenda di Giovanni Ageno rappresenti un monito perché queste cose non si verifichino più, altrimenti ci attenderanno anni bui — ha spiegato il sindaco di Portoferraio, Mario Ferrari — Allo stesso tempo nessuno cancellerà Pietro Gori dalla toponomastica di Portoferraio. Esiste già da tempo una via a lui dedicata, nel cuore del centro storico».
Ma nella piazza davanti al Comune ieri è stata inaugurata la targa in memoria di Ageno. Targa che ha diviso il paese e che continua a dividerlo. Molti cittadini dell’isola, infatti, non ci stanno e non vogliono che le battaglie di Gori contro le ingiustizie, le diseguaglianze sociali e l’emancipazione della donna sull’isola vadano in fumo. «La giunta ha deciso in modo arbitrario — hanno commentato alcuni partecipanti alla manifestazione — e noi non ci stiamo». È anche per questo che, nei giorni scorsi, è stata promossa una petizione online per fermare la nuova toponomastica: fino ad ora le firme raccolte sono oltre 350.