Corriere Fiorentino

In 350 allo show No Vax «I vaccini come la Shoah»

In 350 allo spettacolo. «Big Pharma ci vuole malaticci». Poi l’ironia da caserma su Agnese

- Gori

Come sottofondo c’è la colonna sonora che John Williams scrisse per Schindler’s List. La metafora, i bambini vaccinati di oggi come le vittime della Shoah di ieri. Ma sul palcosceni­co l’effetto non è forse quello sperato, anzi opposto: David Gramicciol­i è in total black, camicia nera e aspetto marziale.

«Il decreto» è scritto in bianco sulla cravatta nera. Il decreto è il nome dello spettacolo delle polemiche che va in scena al teatro Puccini. Gramicciol­i, alfiere no vax (oltre che di scie chimiche), l’aveva presentato con un manifesto choc, con due bambini come cavie in gabbia e la ministra Lorenzin colpevole di fare sperimenta­zione medica coi vaccini.

«Si può comprare il biglietto qui in teatro già adesso», dicono per telefono a metà pomeriggio. Ma in teatro i biglietti non ci sono. «Potete prenotarlo per telefono». Ma al telefono ci dicono che le prenotazio­ni sono chiuse. E un’ora prima dell’inizio dello spettacolo «gratis ma con un’offerta minima di dieci euro», c’è già la coda. Gli organizzat­ori raccolgono firme contro la legge Lorenzin, chiedono il nome e cognome per fare la ricevuta per «l’offerta». Sembra un censimento. Gente tra i 30 e i 50 anni, moltissime donne, molte mamme. Ci sono eskimi, sciarponi di lana, signore invece col tailleur. Trecentoci­nquanta persone. Sul palco sale Francesca Chiavacci, l’organizzat­rice punta l’indice contro chi ha giudicato Il decreto senza averlo visto. E guai fare foto o video.

Le luci si spengono, ecco Gramicciol­i, parla con voce vellutata, sospira, sa dominare il palcosceni­co. Ma la tecnica oratoria è quella consolidat­issima del palo in frasca. Dalla Polonia agli Usa, dalla Svezia all’Italia, è come un rinfresco in cui si assaggia senza mangiare davvero. Il vero filo conduttore è il complottis­mo: l’aereo col presidente polacco Kazinsky precipitò? No, fu fatto esplodere perché il suo governo era contro i vaccini. Dei dirigenti delle case farmaceuti­che invece si ironizza sull’aspetto fisico. E su Renzi che in mattinata aveva ribadito come «a preoccupar­e sia quello che andrà in scena al Puccini»? «Vergognoso che usi Bebe Vio come testimonia­l». Toni cauti rispetto a quelli di Giorgio Tremante, il pasdaran antivax morto a novembre scorso, cui Il decreto è dedicato, che della Vio disse che era una «pseudo donna, un essere immondo». Ma il politicame­nte corretto dura poco: Agnese Renzi e Vladimir Luxuria appaiono sul maxischerm­o: «Sono identiche». Poi il giornalist­a-attore celebra il medico toscano Serravalle. E aggiunge: «Oggi parlare male dei vaccini è come parlare male del regime nazista in Germania del ‘39».

Sullo schermo scorrono interviste sui fatturati delle farmaceuti­che che si mischiano a video sul business dei rifiuti e riflession­i sulle scie chimiche. «I produttori di farmaci non ci vogliono morti, ma malaticci. Con le casse da morto non guadagnano, con le malattie sì». Quanto alla legge Lorenzin, la sentenza: «Un fallimento».

Le teorie di Gramicciol­i «Oggi parlare male del decreto è come farlo del regime nazista nel ‘39» Poi il ringraziam­ento al medico pisano Eugenio Serravalle

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 ??  ?? Il manifesto che annunciava lo spettacolo teatrale, con i bambini trattati come cavie; nella foto grande David Gramicciol­i durante lo spettacolo
Il manifesto che annunciava lo spettacolo teatrale, con i bambini trattati come cavie; nella foto grande David Gramicciol­i durante lo spettacolo
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