Fu ammanettato al sedile del treno: agenti condannati
Lo hanno fermato, perquisito, derubato e ammanettato al bracciolo del sedile del treno regionale Pisa-Firenze. Per ore in balia di una coppia di poliziotti che lo hanno portato fino a Massa prima di rilasciarlo, nel cuore della notte, lontano da casa. I due in divisa si sono allontanati con quattro berretti, tre paia di occhiali e una scheda telefonica. Era il 28 ottobre 2013. Ora che i due agenti della Polfer sono stati condannati anche in appello, a vario titolo, per sequestro di persona, falso e furto aggravato dall’abuso di potere, Viorel sorride. Aveva denunciato quei soprusi e poi dimenticato tutto. Qualche giorno fa, riceve la notizia che non aspettava più: i giudici della seconda sezione hanno confermato pene fino a un anno e 4 mesi per i poliziotti. «Continuo ad avere fiducia nella giustizia e andrò fino in fondo — dice il romeno, 63 anni, che dopo quella notte è indagato per ricettazione ed è difeso dall’avvocato Massimiliano Palena — Se ho violato la legge pagherò, ma intanto per i giudici ho subito un abuso». Era arrivato in Italia con un progetto: cercare lavoro, mettere su famiglia. Trova un posto da manovale e una casa, poi la crisi fa deragliare la sua esistenza. Viorel perde tutto e vive alla giornata. Quella sera viaggiava sul regionale per Firenze: sulle spalle uno zaino con dodici paia di occhiali e otto berretti. Alla fermata di Pontedera, salgono due poliziotti che lo fermano per un controllo. Lo ammanettano al bracciolo di un sedile, mentre passano in rassegna i suoi documenti. Viorel è sempre lì, costretto da quel braccialetto d’acciaio anche quando gli agenti verificano il passaporto a tre turisti di nazionalità ceca. È solo l’inizio di un lungo viaggio. Prima tappa, stazione di Empoli. I poliziotti scendono con Viorel e lo perquisiscono. Quando risalgono sul convoglio il romeno ritorna in manette. Altra tappa, a Pisa. Il terzetto scende e fa sosta al bar della stazione prima di ripartire per Massa. Per Viorel non cambia nulla: è sempre legato a un bracciolo. A Massa ricomincia tutto da capo: viene perquisito e gli prendono lo zaino. Fino a mezzanotte resta in attesa su una panca e si addormenta. A svegliarlo sono i poliziotti, che gli restituiscono il cellulare, senza la scheda, e il bagaglio, alleggerito di qualche cappello e alcune paia di occhiali. Viorel è solo. Prova a chiamare la sua compagna dal telefono pubblico della stazione, ma gli agenti lo scacciano. Così si addormenta per strada e solo all’alba risale sul primo treno per Pisa. Per i giudici, probabilmente quei poliziotti «volevano dargli una lezione ma lo hanno privato della libertà».
Sul Pisa-Firenze Perquisizioni nello zaino e manette per ore: per i giudici fu un vero abuso