Friedman, il maxi debito e la famiglia Giorgetti
Friedman, una famiglia metafora del Paese e le pagelle ai leader
Il leader politico più competente in economia? Nessuno, risponde un italiano su quattro, mentre Berlusconi «guadagna» il 18 per cento dei voti, seguito da Renzi al 13 e Di Maio al 12. Il giornalista economico Alan Friedman racconta un’Italia in bilico (anche attraverso la storia di una ipotetica famiglia livornese).
Un’Italia in bilico raccontata attraverso la storia di una famiglia di Livorno. I Giorgetti, talmente indebitati da non riuscire a trovare il modo di sopravvivere agli interessi da pagare. Il giornalista economico Alan Friedman oggi, alla Feltrinelli Red di piazza Repubblica (18,30), assieme al governatore Enrico Rossi e al direttore del Corriere Fiorentino Paolo Ermini, presenterà a Firenze il suo ultimo lavoro: Dieci cose da sapere sull’economia italiana prima che sia troppo tardi (Newton Compton). Un libro nato parlando «con la gente comune in tutto il Paese, il modo migliore per comprendere le vere preoccupazioni e le speranze degli italiani».
Dalla famiglia Giorgetti, un espediente di fantasia, fino alle pagelle dei leader dei principali schieramenti politici candidati a guidare l’Italia dopo il 4 marzo. Partendo da un presupposto: «Il debito pubblico rimane tuttora una vera bomba a orologeria per l’Italia». Il libro contiene un sondaggio che Ipsos ha condotto per Friedman, intervistando mille italiani. Chi è il leader politico più competente in economia? «Il risultato, impressionante, è che la maggioranza degli italiani risponde: nessuno», spiega Friedman, quasi uno su quattro, il 24 per cento. «Nessuno degli esponenti politici si è neanche lontanamente avvicinato a risultati simili». Tra i leader vince Berlusconi, col 18 per cento, seguito da Renzi al 13 e Di Maio al 12. Quanto alle coalizioni, primi i Cinquestelle col 20 per cento, subito dietro centrosinistra e centrodestra, entrambi al 19. Renzi perde terreno sul tema delle banche e sulla tutela dei piccoli risparmiatori. Ma Friedman dà anche le sue personali di pagelle, dove non mancano critiche graffianti: «Di Maio vuol far l’americano» perché si ispira a Trump quando propone «una manovra choc per abbassare le imposte sulle imprese, attingendo anche a risorse in deficit». Peccato, scrive il giornalista, che «il deficit andrebbe ad ingrossare il debito pubblico». Quanto a Renzi, «ha le idee chiare, realizzarle è un’altra storia (…) in troppe occasioni ha svelato la sua natura democristiana e perso tempo in giochi politici». «Il problema è anche il suo carattere — spiega Friedman — si è fatto distrarre dalle ripicche contro D’Alema e dalla guerra civile nel suo partito, mentre all’Italia serviva e serve un governo stabile». Su Berlusconi e Salvini, il giudizio più tranchant: «La flat tax sarebbe una follia, un disastro: favorirebbe i ricchi a scapito del ceto medio — dice — Per fortuna sembra una promessa elettorale che probabilmente non sarà realizzata».
Ma Dieci cose da sapere sull’economia italiana prima che sia troppo tardi è molto più che una pagellina dei nostri politici. È uno spaccato del Paese che cresce troppo poco e non lavora per ridurre il debito. E che ha bisogno di un governo stabile per portare avanti le riforme, per rafforzare il Jobs Act (di cui Friedman è sostenitore), riformare la pubblica amministrazione e la giustizia civile: «Ho il timore che con l’attuale legge elettorale dopo il 4 marzo non avremo un governo stabile e che l’Italia resterà in un periodo di galleggiamento». A peggiorare le cose, una scadenza: da ottobre 2019 «non ci sarà più Mario Draghi al timone della Banca centrale europea. Draghi merita di essere celebrato come un eroe nazionale perché ha salvato il Paese durante gli anni della crisi, stampando moneta e comprando titoli italiani». Dopo di lui, spiega, l’Italia sarà molto più esposta alle speculazioni della finanza internazionale. Così, la fantomatica famiglia Giorgetti, raccontata tra cene a base di ceci e baccalà, si barcamena tra lavoretti a nero, un figlio che rinuncia all’università e non trova un impiego stabile e immancabili litigi ogni volta che si parla di politica. Come è nata l’ispirazione livornese? «Mia moglie è toscana e io amo questa regione — dice Friedman — L’idea mi è venuta durante una cena a Livorno, una grande tavolata, a discutere di economia e di politica… E di quella serata mi ricordo che non mi piacque il cacciucco, troppe lische!». Non tutto è frutto di invenzione: il ristoratore Mario Baldi, che ha avuto tra i suoi clienti Carlo Azeglio Ciampi e la signora Franca, «è vero al 50 per cento». Come per i Giorgetti il futuro è sospeso, così anche per l’Italia. «Non sono pessimista, se lo fossi stato non avrei concluso il libro dicendo “prima che sia troppo tardi”», dice Friedman. «Sulla carta — scrive — il nostro Paese ha tutto quello che gli occorre per rimanere la seconda potenza industriale europea». Guai a «stare a galla, mentre il mondo a noi procede a grande velocità», dobbiamo sfruttare «genio, energia, talento, estro, professionalità e tanta fantasia».
Mario Draghi merita di essere celebrato come un eroe nazionale, ha salvato il Paese durante gli anni della crisi
Matteo Renzi ha le idee chiare, realizzarle è un’altra storia. Si è fatto distrarre dalla guerra civile nel suo partito