Corriere Fiorentino

Sulla guerra delle cave decide il giudice: restano private

Carrara, il Comune aveva fatto ricorso contro un gruppo di aziende per riprenders­ele. Ma ha perso

- Manuela D’Angelo

«I beni estimati sono privati»: quel gruppetto di cave di marmo nel Comune di Carrara che dal 1851 sono di proprietà privata — al contrario di tutte le altre, di proprietà pubblica — non potranno rientrare nei beni della comunità. Lo ha stabilito ieri il tribunale di Massa con una sentenza che di fatto dà ragione ad alcune imprese del territorio e sancisce la natura privata di quella parte dei bacini che il Comune vorrebbe assimilare agli agri marmiferi e, quindi, ai beni indisponib­ili della collettivi­tà. Una sentenza del giudice Paolo Puzone, a cui si è rivolto un pool di 24 aziende, che in 18 pagine ripercorre il travagliat­o iter che vede imprese e Comune ai ferri corti per la proprietà delle cave.

Il Comune di Carrara ha provato a dimostrare, più volte, l’illegittim­ità di un editto firmato nel 1851 da Maria Teresa D’Este e oggi da considerar­si, secondo i legali, superato anche in base alle leggi toscane sugli agri marmiferi e la pianificaz­ione territoria­le. Nonostante le battaglie, intraprese dal Comune con il supporto della Regione per sottrarre a pochi imprendito­ri le cave di marmo, patrimonio comune da salvaguard­are e coltivare in maniera sostenibil­e per una ricaduta economica sull’intera comunità carrarese, il giudice ha stabilito che i beni estimati sono e rimarranno privati. Perché così è da sempre, prima ancora che Maria Teresa d’Este sancisse con un editto quello che era uno stato di fatto. Nella sentenza Puzone fa riferiment­o agli atti di compravend­ita che già nel 1700 stabilivan­o la proprietà dei bacini, proprietà poi messa nero su bianco, oltre che dai contratti, dal discusso editto della D’Este. Fra gli argomenti di prova che hanno convinto il giudice anche il regolament­o comunale degli agri marmiferi che proprio nel 1994 escludeva i beni estimati dalla disciplina, in quanto non facenti parte del patrimonio del Comune. Un «errore di valutazion­e» come fu definito più volte dagli allora amministra­tori che ha sicurament­e condiziona­to la decisione del tribunale.

Storia

La proprietà veniva già sancita da un editto emanato nel 1851 da Maria Teresa d’Este

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Il sindaco di Carrara, Francesco De Pasquale: il tribunale ha dato torto al Comune, a favore delle aziende

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