TUTTI I PEZZI DEL TESORO RISCOPERTO
Dal San Lorenzo di Bernini al Torero di Goya, le opere della Contini Bonacossi vanno nelle sale blu degli Uffizi Schmidt: così le vedranno tutti
Nella stagione di punta agli Uffizi entrano 8.000 visitatori al giorno, quanti in un anno vedono la collezione Contini Bonacossi. Ma tra un mese le cose cambieranno e le opere, capolavori e arredi compresi, saranno visibili a tutti, parte integrante del percorso museale che ogni anni attira oltre due milioni di persone. Noi siamo entrati in quelle stanze per vedere cosa ospitano.
Nella stagione di punta agli Uffizi entrano 8.000 visitatori al giorno, quanti in un anno vedono la collezione Contini Bonacossi. Ma tra un mese le cose cambieranno e le opere, capolavori e arredi compresi, saranno visibili a tutti, parte integrante del percorso museale che ogni anni attira oltre due milioni di persone.
La «rivoluzione» dopo anni di polemiche per la collocazione e la visibilità di quadri, stemmi, maioliche, scatterà con il trasferimento delle opere dai locali che occupano dal 1998, (in via Lambertesca, e collegati agli Uffizi da una scala), al primo piano di Ponente della Galleria dove oggi ci sono i pittori stranieri, le «sale blu» dal colore dell’intonaco. È il direttore della Galleria degli Uffizi, Eike Schmidt, con l’architetto Antonio Godoli, a spiegare il futuro prossimo della donazione voluta da Alessandro e Vittoria Contini Bonacossi e concretizzata dai figli Alessandro Augusto Contini Bonacossi e Vittoria Papi Contini Bonacossi con l’accordo con lo Stato dell’8 marzo 1969, e ospitata a Pitti prima di arrivare agli Uffizi. Tra poco capolavori come il S. Lorenzo di Lorenzo Bernini, la Madonna dei Pazzi di Andrea Del Castagno, il Torero di Goya o gli stemmi robbiani, potranno essere riscoperta da italiani e stranieri.
Finora la donazione Contini Bonacossi poteva essere ammirata solo con visite guidate di gruppi fino a venti persone, ma la nostra «visita guidata» parte dalle dieci sale blu. Qui sono esposti i pittori stranieri, dai francesi agli spagnoli, con un corridoio centrale diviso da colonne, su cui si affacciano le sale, compresa l’ultima e più grande con i quadri di Pieter Paul Rubens e Antoine van Dyck. «Il blu ovviamente scomparirà — spiega Eike Schmidt— anche perché è un colore che oscura i quadri. Per decidere il nuovo colore faremo delle prove sul campo e le opere che ora sono qui saranno suddivise, in base alla nuova filosofia espositiva che non separa nazionalità e scuole, ma riporta i pittori al loro tempo, al contesto anche cronologico in cui operavano, alle relazioni con gli artisti che li influenzavano e viceversa. Alcuni quadri andranno nelle sale del Caravaggio e del Seicento, altri lungo il percorso museale e altri ancora a Pitti». A pochi metri di distanza dall’uscita delle sale blu, alle quali si arriva anche con un ascensore e che quindi sono accessibili anche ai disabili, c’è la scala che conduce agli ex appartamenti dei dipendenti degli Uffizi e dell’intendenza di Finanza.
«Nelle sale blu, inaugurate nel 2011, l’impianto di climatizzazione è all’altezza delle esigenze di tutela di oggi, al contrario delle sale di via Lambertesca, e anche la luce è migliore. C’è quella naturale dal lucernario più i punti luce che saranno ad hoc per le singole opere e la luce artificiale obbligatoria nei locali riadattati nel 1999 e inaugurati alla presenza del ministro della cultura Giovanna Melandri anche perché i locali sono vicino alle case e quindi le nostre finestre sono oscurate con teli per rispetto della privacy», aggiunge Antonio Godoli. Fatti pochi scalini il meraviglioso San Lorenzo sotto la lapide che ricorda la donazione di Vittoria e Alberto introduce ai 140 pezzi della collezione, accolti negli undici ambienti che rievocano le stanze, gli allestimenti museali di fine Ottocento, con anche qualche brutta teca di vetro per proteggere le maioliche. Dentro non c’è nessuno e nel silenzio si cammina tra quadri, fondi oro, sedie, imponenti cassoni, mentre la maggior parte degli stemmi è ospitata in uno stretto corridoio. «Gli stemmi nelle ex sale blu saranno appesi in alto, sopra i quadri, i quadri distanziati così da poterli apprezzare compiutamente, mentre alcuni arredi saranno sistemati in una stanza, visibili da dietro un cordone come nella Tribuna degli Uffizi, ed
altri esposti a rotazione — spiega Schmidt — Per le maioliche sarà realizzato un importante armadio a vetri e nella sala grande sarà posto al centro il San Lorenzo del Bernini, una delle opere iconiche della Galleria che sarà dichiarata inamovibile, assieme ai capolavori di Goya, El Greco, Zurbaràn, Velazquez. E finalmente Bernini potrà essere visto non solo da poche migliaia persone l’anno». Entro marzo la nuove sale della Contini Bonaccossi saranno inaugurate e assieme sarà presentato il primo catalogo mai realizzato, riprendendo un lavoro interrotto negli anni Novanta dalla morte della vice direttrice della Galleria, Caterina Caneva, dando ulteriori informazioni sulle opere. «Con un allestimento scientifico che va oltre il creare un’atmosfera come si voleva nell’Otto e Novecento — afferma il direttore — e che concretizza la promessa fatta nel 1969 dal Presidente della Repubblica Saragat di “donare queste opere al popolo”».