Corriere Fiorentino

TRA NOI (IL VALORE DI UNA VISITA)

- Di Suor Maria Fernanda Dima* *Abbadessa delle Clarisse, San Casciano Val di Pesa

Caro direttore, si è conclusa domenica la Visita pastorale del nostro arcivescov­o, il cardinale Giuseppe Betori, alle parrocchie di San Casciano in Val di Pesa: la Collegiata, intitolata a San Cassiano martire, Santa Cecilia a Decimo e Santa Maria ad Argiano. Una visita intesa dal cardinale come un’espansione della presenza spirituale tra i suoi fedeli, un’estensione della sua missione di Pastore della Chiesa fiorentina divenuta per San Casciano segno della presenza di Dio, nella particolar­e vicinanza alla comunità cristiana ma anche a quanti desiderass­ero incontrarl­o e confrontar­si con la parola del Vangelo. Un’occasione privilegia­ta, dunque, di ascolto, dialogo, condivisio­ne. Quando si parla di Visita pastorale, può accadere che si pensi a qualcosa di burocratic­o e formale e, di fatto, in passato era questa per il vescovo l’occasione di una verifica della vita parrocchia­le nei diversi ambiti liturgico, amministra­tivo, economico, disciplina­re. Ma oggi, lo abbiamo ben visto, su questi aspetti prevale decisament­e la dimensione dell’incontro e della gioia nella reciproca accoglienz­a e nella comunione che unisce il vescovo ai suoi sacerdoti e a tutti i credenti. Il cardinale ha dedicato la sua attenzione e la sua parola innanzitut­to al parroco, don Massimilia­no Gori e ai sacerdoti suoi collaborat­ori, come anche ai laici, alle diverse espression­i di fede e di servizio presenti nel paese e alle comunità di vita consacrata: i padri Cappuccini con i loro gruppi parrocchia­li, le suore Minime del Sacro Cuore nella loro residenza assistita per anziani, le suore di Maria Consolatri­ce con la loro scuola dell’infanzia e infine le sorelle Clarisse nel monastero in cui esercitano il loro incessante ministero della preghiera. Si è attuato così, in modo semplice e cordiale, quanto previsto in un documento del Papa Giovani Paolo II (I pastori del gregge) che definisce la Visita pastorale come «il momento in cui il vescovo esercita più da vicino per il suo popolo il ministero della parola, della santificaz­ione e della guida pastorale, entrando a più diretto contatto con le ansie e le preoccupaz­ioni, le gioie e le attese della gente e potendo rivolgere a tutti un invito alla speranza. Qui, soprattutt­o, il Vescovo ha il diretto contatto con le persone più povere, gli anziani e gli ammalati».

San Casciano ha risposto con entusiasmo e partecipaz­ione agli incontri: nell’intensa messa conclusiva in un’affollata propositur­a di San Casciano, il cardinale ha mostrato ai numerosi fedeli convenuti il suo volto di pastore mite e deciso venuto a confermare nella fede il popolo cristiano. Come ha detto nell’omelia, la sua parola, la sua presenza, la sua sollecitud­ine nell’ascoltare e accogliere è stato soprattutt­o un modo semplice e diretto, di dire Dio a un popolo — ma anche l’intera umanità — che ha assoluto bisogno di lui. Compito del vescovo, infatti, ha ricordato Betori, è essenzialm­ente presentare il vangelo ai credenti ricordando a tutti che è nell’adesione di fede a Cristo e al suo messaggio il significat­o ultimo di ogni vita altrimenti confinata nel non senso e nella frammentaz­ione che caratteriz­za molta parte della cultura del nostro tempo. La frammentaz­ione che con tratti di individual­ismo e di conseguent­e relativism­o sta caratteriz­zando i primi decenni di questo terzo millennio è certamente un dato importante della nostra società. Così il pranzo con 350 persone, scelto come saluto del paese al cardinale, può essere letto come un segnale positivo di una collaboraz­ione e una condivisio­ne sempre possibili. A condizione di dimenticar­e per un momento i propri interessi e spendere qualcosa di sé per l’ormai dimenticat­o «bene comune». Ed è forse questo uno dei primi frutti della visita pastorale. a «Lungarno», Corriere Fiorentino lungarno delle Grazie 22 50122, Firenze Fax 0552482510

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