TRA NOI (IL VALORE DI UNA VISITA)
Caro direttore, si è conclusa domenica la Visita pastorale del nostro arcivescovo, il cardinale Giuseppe Betori, alle parrocchie di San Casciano in Val di Pesa: la Collegiata, intitolata a San Cassiano martire, Santa Cecilia a Decimo e Santa Maria ad Argiano. Una visita intesa dal cardinale come un’espansione della presenza spirituale tra i suoi fedeli, un’estensione della sua missione di Pastore della Chiesa fiorentina divenuta per San Casciano segno della presenza di Dio, nella particolare vicinanza alla comunità cristiana ma anche a quanti desiderassero incontrarlo e confrontarsi con la parola del Vangelo. Un’occasione privilegiata, dunque, di ascolto, dialogo, condivisione. Quando si parla di Visita pastorale, può accadere che si pensi a qualcosa di burocratico e formale e, di fatto, in passato era questa per il vescovo l’occasione di una verifica della vita parrocchiale nei diversi ambiti liturgico, amministrativo, economico, disciplinare. Ma oggi, lo abbiamo ben visto, su questi aspetti prevale decisamente la dimensione dell’incontro e della gioia nella reciproca accoglienza e nella comunione che unisce il vescovo ai suoi sacerdoti e a tutti i credenti. Il cardinale ha dedicato la sua attenzione e la sua parola innanzitutto al parroco, don Massimiliano Gori e ai sacerdoti suoi collaboratori, come anche ai laici, alle diverse espressioni di fede e di servizio presenti nel paese e alle comunità di vita consacrata: i padri Cappuccini con i loro gruppi parrocchiali, le suore Minime del Sacro Cuore nella loro residenza assistita per anziani, le suore di Maria Consolatrice con la loro scuola dell’infanzia e infine le sorelle Clarisse nel monastero in cui esercitano il loro incessante ministero della preghiera. Si è attuato così, in modo semplice e cordiale, quanto previsto in un documento del Papa Giovani Paolo II (I pastori del gregge) che definisce la Visita pastorale come «il momento in cui il vescovo esercita più da vicino per il suo popolo il ministero della parola, della santificazione e della guida pastorale, entrando a più diretto contatto con le ansie e le preoccupazioni, le gioie e le attese della gente e potendo rivolgere a tutti un invito alla speranza. Qui, soprattutto, il Vescovo ha il diretto contatto con le persone più povere, gli anziani e gli ammalati».
San Casciano ha risposto con entusiasmo e partecipazione agli incontri: nell’intensa messa conclusiva in un’affollata propositura di San Casciano, il cardinale ha mostrato ai numerosi fedeli convenuti il suo volto di pastore mite e deciso venuto a confermare nella fede il popolo cristiano. Come ha detto nell’omelia, la sua parola, la sua presenza, la sua sollecitudine nell’ascoltare e accogliere è stato soprattutto un modo semplice e diretto, di dire Dio a un popolo — ma anche l’intera umanità — che ha assoluto bisogno di lui. Compito del vescovo, infatti, ha ricordato Betori, è essenzialmente presentare il vangelo ai credenti ricordando a tutti che è nell’adesione di fede a Cristo e al suo messaggio il significato ultimo di ogni vita altrimenti confinata nel non senso e nella frammentazione che caratterizza molta parte della cultura del nostro tempo. La frammentazione che con tratti di individualismo e di conseguente relativismo sta caratterizzando i primi decenni di questo terzo millennio è certamente un dato importante della nostra società. Così il pranzo con 350 persone, scelto come saluto del paese al cardinale, può essere letto come un segnale positivo di una collaborazione e una condivisione sempre possibili. A condizione di dimenticare per un momento i propri interessi e spendere qualcosa di sé per l’ormai dimenticato «bene comune». Ed è forse questo uno dei primi frutti della visita pastorale. a «Lungarno», Corriere Fiorentino lungarno delle Grazie 22 50122, Firenze Fax 0552482510