Il ritorno
Per Bernardeschi è la prima da ex Il Franchi prepara i fischi, come ai tempi di Berti e Montolivo
Sommerso di fischi. Come Montolivo dopo la sua scelta milanista, o come Nicola Berti qualche anno fa. Dopo 14 anni di Fiorentina, venerdì prossimo Federico Bernardeschi vivrà la sua prima serata da ex. Al Franchi però lo aspetta una serata difficile, almeno da un punto di vista acustico: chi da viola sceglie la Juve, d’altra parte, non può sperare di farla franca. Su Berna poi pesa un’estate di tira e molla passata in attesa della sua decisione sul rinnovo del contratto e quella maglia numero 10 lasciata lì, quando la storia era ancora tutta da scrivere.
«Gastroenterite acuta» si leggeva sul certificato medico inviato per evitare la contestazione dei tifosi viola, nei giorni in cui tutti però avevano capito che il suo destino si era tinto di bianconero. Come Kalinic invece, l’ex pupillo della curva Fiesole ha scelto il modo peggiore per andarsene: senza una parola, senza riconoscenza e nonostante una vita trascorsa in viola. «Mandi un certificato da finto malato, lo stile Juve hai già incarnato», scrissero i tifosi sulle cancellate del Franchi. Sul web, come tristemente accade spesso, gli sfottò sono diventati minacce, fino addirittura a chiamare in causa la nipotina di Berna che ancora doveva nascere: «C’è una parte di società malsana che viviamo nel mondo di oggi, come il tifoso sui social che augura morte o addirittura malattie. Credo sia una cosa brutta, e io non sono qui ad alimentare questa parte di società malsana», rispose giustamente lui nel giorno della sua presentazione in bianconero.
Tornando al calcio, Berna è un avversario da tenere in grande considerazione, da temere. Perché la sua crescita, anche in questa stagione, è chiarissima. Allegri nell’ultima partita gli ha chiesto addirittura di stringere i denti e dimenticare il dolore al ginocchio: la Juve, senza Dybala, Cuadrado e Douglas Costa, aveva bisogno di lui. E Fede ha risposto presente, con una partita solida e con un assist (il quarto della sua stagione, uno ogni 142 minuti giocati) per Higuain. Da panchinaro fisso il carrarino si sta trasformando in arma preziosa: Marotta insomma è sempre più convinto che siano stati 40 milioni spesi bene.
A Firenze, forse, partirà ancora dalla panchina (dovrebbe rientrare Douglas Costa), ma a partita in corso il suo sinistro andrà tenuto d’occhio: Berna infatti è un ambizioso, ha carattere e di certo non si tirerà indietro anche in un ambiente ostile. Come capitò con Berti ovviamente, il Franchi spera di fermarlo a suon di fischi. Alla sua prima da interista infatti Nicola si bloccò, sparì dal campo, nonostante fosse un pezzo grosso di un’Inter da scudetto.
Una cosa simile capitò anche a Batigol e soprattutto a Baggio, in quella indimenticabile partita del 1991 dove Roby rifiutò il rigore, raccolse la sciarpa e trasformò i fischi in applausi. Più di recente anche Salah è stato preso di mira, ma l’egiziano si è fatto beffe degli ululati dei tifosi: gol dopo una manciata di minuti e vittoria della Roma. Una vendetta simile a quella di Montolivo, che rubò palla a Pizarro e fece vincere il Milan. Corsi e ricorsi che rendono ancora più elettrica l’attesa per un venerdì sera dove Berna, nonostante la sua espressione imperturbabile, inevitabilmente si emozionerà.
Il Franchi d’altra parte è stato casa sua fin da quando Montella, 5 anni fa, lo fece debuttare accanto a Jovetic e Ljajic. Allora era un ragazzino, eppure quel mancino potente aveva già catturato l’attenzione di tutti. Con l’amico Chiesa a proposito sarà un duello a distanza tutto da godere. Loro due, con Baba, avrebbero potuto formare un tridente fatto in casa, ma la storia ha detto altro. E Berna, ormai, è diventato solo un avversario da fischiare.