Corriere Fiorentino

«Io, alcolizzat­o a 15 anni Le sbronze con 2 euro, bevevo appena sveglio» La storia

- di Jacopo Storni

«Ho cominciato a frequentar­e la prima superiore, ma non riuscivo a interagire coi compagni, non mi interessav­a studiare. Così ho lasciato la scuola al terzo giorno di lezioni». Dalla scuola all’alcolismo, per Francesco è stato un attimo. «Ho iniziato a bere a 15 anni, insieme a un paio di amici della mia età. Prima soltanto vino, bianco e rosso».

Francesco (il nome è di fantasia, ndr) abita all’Isolotto. È fiorentino, figlio di una famiglia semplice. Tutto è iniziato per gioco. «Compravamo una bottiglia di vino alla casa del popolo, quasi mai i baristi ci chiedevano se eravamo maggiorenn­i. Inizialmen­te bevevamo soltanto il pomeriggio e soltanto una bottiglia. A lungo andare le bottiglie sono diventate due, poi tre». E non soltanto il pomeriggio. Francesco fa una pausa, pesa le parole, sembra indeciso, forse timido nel raccontare il suo recente passato. Adesso è in cura presso Villa Lorenzi, la comunità semireside­nziale sulle colline di Careggi.

«Vengo qui dalla mattina alla sera, poi torno a dormire a casa. Sto meglio, forse mi manca un po’ l’alcol, ma non tornerei mai indietro». Ricorda quello che ha passato, l’intensific­arsi della dipendenza. «Ho cominciato a bere anche appena sveglio. Uscivo presto. Dicevo ai miei genitori che sarei andato a pranzo fuori, chiedevo loro 10 euro per mangiare un panino, invece non mangiavo e utilizzavo quei soldi per comprarmi il vino. Acquistava­mo le bottiglie non solo alla case del popolo, anche ai bar, all’enoteca o magari al supermerca­to». E le sbronze arrivavano, una dietro l’altra. «All’inizio mi ubriacavo soltanto il fine settimana, poi quasi tutti i giorni». Tutti i giorni per quasi due anni. «Si beveva senza neppure mangiare, per il solo gusto di essere più euforici, a volte mi sentivo male, arrivavo perfino a vomitare, ma poi ribevevo, quasi una cura».

Per Francesco è difficile spiegare perché: «Mi piaceva la sensazione che provavo, mi piaceva l’euforia che dava l’alcol, quel senso di felicità, mi sentivo bene, stordito, più sciolto, più sicuro». Ancora oggi, Francesco non ha capito perché beveva così tanto. Il percorso interiore, accompagna­to dagli psicologi e dagli operatori di Villa Lorenzi, è appena cominciato. «Non so dire perché, ho sempre avuto una buona famiglia, non mi è mai mancato niente. Forse bevevo per mascherare la timidezza, per le difficoltà che ho sempre avuto di interagire con gli altri». Da principio soltanto vino, poi è passato a birra e superalcol­ici. «Non importava la qualità, bastava bere, prendevamo quello che costava meno, spesso il vino nel cartone, le birre, bastavano 2 euro per una sbronza».

Francesco tornava tardi, sbronzo e stanco. I genitori si accorgono di quello che stava accadendo al figlio. Ne nascono diverbi, loro che cercano di capire, poi alzano la voce, lui che si ribella, i rapporti che si freddano. «Per mesi litigavamo sempre, a volte non ci parlavamo neppure». Francesco usciva di casa senza dire dove sarebbe andato. «Andavamo in giro, all’Isolotto oppure in centro con la tramvia. Passeggiav­amo per le stradine del centro con le bottiglie in mano, ci sedevamo sugli scalini delle chiese, oppure sul marciapied­e». Era facile procurarsi l’alcol: «Lo compravamo dagli indiani — racconta— Quasi mai ci hanno chiesto i documenti». E così iniziava lo sballo: «Vagavamo per il centro ubriachi, urlavamo frasi sconclusio­nate ai passanti, davamo noia alla gente. A volte entravamo nei locali, ma non saprei dire quali, ero talmente ubriaco che ricordo soltanto musica a tutto volume».

Oggi Francesco ha 18 anni. Ha perso i contatti coi suoi amici. La situazione era diventata talmente drammatica, che i genitori hanno chiesto aiuto. In loro soccorso sono arrivati gli operatori di Villa Lorenzi. Francesco ha smesso di frequentar­e le vecchie amicizie. E oggi è qui, insieme ad altri ragazzini che, come lui. «Sto ripartendo, ho perso cinque anni di scuola e voglio riprenderm­i la vita in mano».

 Vivo all’Isolotto, ho lasciato la scuola e perso gli amici ora sono in comunità Trovare l’alcol non è difficile: nessuno ti chiede mai l’età

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