Parco a rischio, portati da Pratolino all’Appennino
Erano troppi e rovinavano il parco: trasferiti sull’Appennino, in zone con divieto di caccia
Nel parco di Pratolino la famiglia di caprioli si era allargata un po’ troppo, tanto da mettere a rischio la crescita delle piante. Così, gli animali, sono stati trasferiti altrove, in un’area dell’Appennino dove non è consentita la caccia.
La singolare «battuta» si è svolta giovedì e ieri mattina nel giardino che circonda villa Demidoff, ed è stata condotta, su autorizzazione della Regione Toscana, da 18 agenti della Polizia provinciale della Città Metropolitana di Firenze, insieme agli operatori della Protezione civile della Metrocittà, alle guardie zoofile volontarie e anche ad agenti della ex Polizia provinciale oggi in pensione: trentasette caprioli (23 giovedì, 14 ieri) che abitavano nel parco mediceo, patrimonio Unesco, sono stati presi e poi liberati in mezzo alla natura, tra i boschi e i prati della montagna circostante, tra il passo della Colla e quello del Giogo, in zone poco innevate e lontano da campi coltivati.
«L’autorizzazione è stata data perchè i caprioli essendo in numero eccessivo danneggiavano i ributti delle piante, quindi era necessario togliere una certa quantità di animali» spiega il vice comandante della polizia provinciale Marco Casini. I caprioli sono stati catturati con particolare cura e attenzione, per impedire che né loro né le persone si potessero far del male, utilizzando il metodo della «rete a caduta».
«Reti alte due metri sono state stese per circa un chilometro e mezzo, e un altro chilometro di teli bianchi è stato steso per dividere il parco in settori» spiega ancora Casini. Ci sono voluti due giorni di lavoro per posizionarle. «Il capriolo poi viene spinto verso le reti dai battitori. Qui, vicino alle reti, è appostato dell’altro personale che interviene appena vi si imprigiona dentro l’animale. Il capriolo viene liberato, bendato e messo in una cassa di legno e tutti vengono trasportati in una zona del Demanio nell’Appennino». L’area in cui i caprioli hanno traslocato è vietata ai cacciatori, quindi gli animali saranno al sicuro.
«Ci voleva personale esperto — spiega il consigliere delegato alla Polizia metropolitana Angelo Bassi — In operazioni come queste, infatti, ci si può fare male. Si tratta di provvedere ad animali, pesanti anche trenta chili, che scalciando possono ferire».