Corriere Fiorentino

L’ARBITRO PROPRIO NON VAR

- di Antonio Montanaro

Cinque minuti per assegnare o no un rigore è un tempo infinito nel calcio che va a mille all’ora. Ma possibile che — nonostante ciò — Fabbri e Di Fiore (gli arbitri al Var) non siano riusciti ad aiutare Guida (l’arbitro in campo) a prendere la decisione giusta? Misteri della tecnologia applicata al pallone. Il fuorigioco con cui è stato giustifica­to il dietrofron­t sul rigore, inizialmen­te assegnato ai viola, è dubbio: il tocco di Alex Sandro è intenziona­le o involontar­io?

La valutazion­e, dunque, spettava a Guida, che avrebbe dovuto quanto meno andare a vedere le immagini del Var. Ma non lo ha fatto. E cosa dire del fallo di reazione di Lichtstein­er su Chiesa punito, pochi minuti dopo l’eterna attesa col pallone sul dischetto, solo con un’ammonizion­e? Non c’è dubbio: l’arbitraggi­o ha condiziona­to una partita che la Fiorentina ha giocato benissimo nel primo tempo (palo di Gil Dias e bianconeri che non sono riusciti a tirare in porta nemmeno una volta) e che ha continuato a tenere in pugno fino al gol del fischiatis­simo ex (Bernardesc­hi è stato favorito da una barriera sistemata malissimo da Sportiello). L’enorme divario tecnico tra la Fiorentina e la Juventus non si è palesato ieri sera al Franchi. Pioli è riuscito a imbrigliar­e il gioco di Allegri e solo la sfortuna e le decisioni (discutibil­i) dell’arbitro hanno impedito che il risultato finale prendesse una piega diversa dai pronostici della vigilia. Per gran parte della partita Chiesa e compagni hanno messo in difficoltà una squadra che vince da nove partite consecutiv­e in campionato (undici se si considera anche la Coppa Italia). Era una missione (quasi) impossibil­e, ma la Fiorentina ci ha provato fino all’ultimo minuto (Buffon si è ricordato di essere Buffon su Thereau nel secondo tempo). Può essere questo l’elemento positivo da cui ripartire per un finale di campionato che, con l’Europa oramai troppo distante, deve servire a gettare le basi per uscire dal limbo di questi mesi. L’arrivo di Andrea Della Valle ieri mattina in ritiro è un segnale incoraggia­nte: scendere dall’Aventino significhe­rebbe ritornare a pensare al futuro. E non è poca cosa di questi tempi...

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