Un grande choc nella città delle incertezze
Se la sparatoria fosse avvenuta nella zona della stazione, pochi si sarebbero stupiti.Tutti si sono stupiti, invece, delle pistolettate esplose da Iacono nel popolare quartiere del Cep. E allora l’incertezza, che già si era insinuata come un fluido nei gangli della città, è diventata di colpo tangibile e si è sommata alle tante altre insicurezze. Perché è vero che Pisa non ha risentito troppo della crisi economica né è considerata una città a rischio, ma la percezione dell’insicurezza conta più delle statistiche. E in molti oggi hanno i nervi scoperti.
Se la sparatoria fosse avvenuta PISA attorno alla stazione, autentico porto di mare dove risse e accoltellamenti tra immigrati sono all’ordine del giorno, la paura avrebbe raggiunto il culmine e il suo odore sarebbe stato avvertito dalle migliaia di pendolari che, a quell’ora, corrono ai treni. Però tutti avrebbero pensato che prima o poi doveva accadere, che la misura è colma e allora basta con questo permissivismo senza speranza. Ma Patrizio Giovanni Iacono ha preso a pistolettate chi l’aveva appena rimproverato nel popolare quartiere del Cep, frazione satellite di una città popolata da 90mila abitanti e da 55 mila studenti. È vero che negli anni il degrado è arrivato anche lì, tuttavia l’identità di luogo tranquillo, costruita in 60 anni non è stata travolta dal piccolo spaccio e dai furti negli appartamenti, dagli scippi e dai topi d’auto in servizio permanente effettivo. No, nessuno si sarebbe aspettato una sparatoria al Cep. Quando poi la notizia si è diffusa con una velocità prossima a quella della luce e le auto di polizia e carabinieri hanno preso a sfrecciare per le strade con le sirene che coprivano le voci, tutti hanno pensato all’escalation, al salto di qualità di quella che fino a un minuto prima era derubricata al rango di microcriminalità.
E l’incertezza, che già si era insinuata come un fluido invisibile nei gangli della città, tutto a un tratto è diventata tangibile per sommarsi alle tante altre insicurezze del baricentro della Toscana litoranea.
Pisa non ha risentito troppo della crisi economica. I grandi servizi, in primo luogo gli ospedali e le università, l’hanno tenuta al riparo dalle dinamiche rovinose della provincia apuana o della vicina Livorno. Però, per un imprevedibile contrappasso, le risorse hanno prodotto problemi: la popolazione triplica ogni giorno e in proporzione aumentano i piccoli episodi malavitosi, con una concentrazione di spacciatori e ladruncoli che snerva i residenti e i piccoli imprenditori. «Si spaccia in pieno giorno, ci si prostituisce in centro, si spaccano le vetrine dei negozi con i coperchi dei tombini. Abbiamo documentato tutto — racconta Federica Grassini, presidente della Confesercenti — Nessuno vuol cavalcare o strumentalizzare quanto è avvenuto al Cep, che resta un caso isolato. Ma chiediamo più sicurezza. Noi commercianti ci rifiutiamo di pagare le guardie giurate per presidiare le strade e le piazze, come qualcuno ha proposto: chiediamo servizi efficienti in cambio di tasse». La percezione dell’insicurezza conta più delle statistiche, che escludono Pisa dal gruppo delle città a rischio. Però tanti, troppi hanno i nervi scoperti. «Quello del Cep è un fatto isolato, non legato alle dinamiche di ogni giorno. Mi preoccupa che siano spuntate le pistole — spiega Andrea Romanelli, proprietario dell’Hotel La Pace vicino alla stazione —: vuol dire che c’è un salto di qualità. Ma non è la regola. La regola, invece, è che davanti all’ingresso del mio albergo, in questa settimana ci sono state tre risse, tre auto di clienti rovinate e una vetrina distrutta. Gli africani di diversa provenienza si fronteggiano sempre. E a me tocca dar via le camere a 36 euro a notte».
Le origini di tanto nervosismo risiedono nell’identità pisana. L’apertura e l’integrazione sono concetti fuori discussione, visto che attorno agli studenti e ai fruitori dei grandi servizi si è sviluppato un gran giro di affari. Però dove c’è potenziale clientela, c’è piccola criminalità. Il nervosismo ha finito per contagiare tutti, incluso il ceto politico, ora che il centro-sinistra si è frantumato e non riesce più a monopolizzare il consenso né a mitigare i malumori. Palazzo Gambacorti, sede del Comune, fa da parafulmine e con cadenza periodica viene invaso, quando dai bancarellai sloggiati da piazza dei Miracoli che aggrediscono e minacciano il sindaco, quando dai comitati di quartiere che insultano l’assessore alla casa Ylenia Zambito.
Ma nonostante gli esagitati, gli spacciatori, i furti e il pistolero del Cep, Pisa resta ambita. Chi ci vive protesta e s’indigna, ma non rinuncia allo struscio in Corso Italia per trasferirsi altrove. Se farà qualcosa, lo farà in cabina elettorale. Fra tre settimane si vota e poi si rivota a maggio, ed ecco che l’incertezza torna padrona.
I commercianti Lo spaccio in pieno giorno, la prostituzione in centro: chiediamo servizi più efficienti in cambio delle tasse che paghiamo
L’albergatore Davanti al mio hotel in questa settimana ho avuto tre risse, tre auto dei clienti danneggiate e mi tocca dar via le camere a 36 euro