Fascismo e antifascismo, il caso del banchino di FdI
Basta una multa per riaccendere lo scontro su fascismo e antifascismo. A Pontedera Fratelli d’Italia ha allestito un banchino elettorale senza avere il via libera del Comune sull’occupazione del suolo pubblico. Per ottenere l’ok è sufficiente compilare un modulo in cui tra le altre cose si deve dichiarare che la manifestazione «non risulta in violazione di leggi nazionali in vigore che vietano sia la ricostituzione del partito fascista che la propaganda di istigazione all’odio razziale». FdI ha consegnato il modello cancellando però la parte in cui si parla del partito fascista e dell’odio razziale. Ieri il banchino è stato regolarmente allestito, ma a un certo punto sono arrivati i vigili che hanno notificato ai militanti di destra una multa da 169 euro. «Prove tecniche di regime», attacca la leader di FdI Giorgia Meloni chiedendo l’intervento del presidente della Repubblica, dei presidenti di Camera e Senato e del governo. «Manifestazioni di questo tipo le autorizza la questura, non il Comune.Nel nostro modulo si chiede di rispettare una disposizione finale della Costituzione e una legge della Repubblica: perché FdI ha sbianchettato questa parte?», dice il sindaco Simone Millozzi. Ma ormai lo scontro politico è innescato ed è di livello nazionale. Con Meloni si schierano Renato Brunetta («a Pontedera democrazia sospesa») e il governatore della Liguria Giovanni Toti di Forza Italia, Raffaele Fitto di Noi con l’Italia-Udc. Con il sindaco Millozzi stanno invece tutto il Pd regionale, il governatore Enrico Rossi e Liberi e Uguali. (P.C.)