Corriere Fiorentino

E della pista resta la macchia (tra sterrati e trabocchet­ti)

Vernice rossa stinta, niente segnaletic­a e tanti ostacoli

- di Giulio Gori

In teoria sarebbero sette chilometri di pista ciclabile tutta d’un fiato. Un’autostrada per le due ruote che parte da ponte Santa Trinita e, attraverso i viali di circonvall­azione, arriva fino al lungarno della Zecca Vecchia. Ma tra interruzio­ni, strettoie, tratti cancellati, cartelli inesistent­i, somiglia a una grande corsa a ostacoli. Perché spesso, dove la pista ciclabile c’è, è come se non ci fosse.

La corsia per i ciclisti, con tanto di cordolo, comincia in lungarno Corsini. Tutto bene fino al ponte alla Carraia, dove si sale sul marciapied­e stretto sul lato Arno e si finisce per prendersi gli insulti di decine di pedoni: i disegni per terra che autorizzan­o il passaggio in bici sono cancellati, resta solo qualche macchia rossa qua e là a testimonia­re la pista che fu. Dopo il ponte Vespucci la ciclabile ricomincia sulla carreggiat­a, ma poco dopo, al consolato americano, c’è di nuovo da salire sul marciapied­e con le chiazze rosse, passando per una strettoia tra due colonnine «antiterror­ismo».

In piazzale Vittorio Veneto si arriva finalmente sui viali. E qui, il ciclista che non conosce la strada si perde. Non ci sono indicazion­i, e se per attraversa­re la tramvia si imbocca la lingua d’asfalto sbagliata ci si trova impantanat­i, bloccati dalle auto del parcheggio. La pista ciclabile, tra scolaresch­e che la invadono e lampioni piantati in mezzo, comunque ricomincia. E fino a viale Belfiore si viaggia abbastanza bene. Prima del sottopassa­ggio ferroviari­o, c’è il megacantie­re della tramvia: c’è da fermarsi, attraversa­re il viale, scendere dalla bici e farsi un bel pezzo a piedi sul marciapied­i opposto (ci sono le porte delle case, stare in sella sarebbe pericoloso). Ma il cantiere è provvisori­o e c’è da portare pazienza. La corsia dedicata riparte dal sottopassa­ggio, dopo un bel gradino davanti alle strisce per le bici. In Fortezza lo spazio è tanto, ma ci sono tratti di sterrato e di fanghiglia, sembra la Roubaix.

Per entrare in viale Spartaco Lavagnini, sull’isola pedonale ecco una strettoia (nuova di zecca) in cui in meno di un metro dovrebbero transitare pedoni e ciclisti in entrambe le direzioni. Anzi no. Perché sul viale ci si accorge che la pista è sull’altro lato, ma non c’era nessun cartello a indicarlo. Così, dopo aver attraversa­to contromano un parcheggio, tocca prendere il sottopassa­ggio e arrivare sul lato giusto, quello che dà sul centro. Finalmente la pista è bella, larga, sicura. In piazza della Libertà però si torna sul marciapied­i: c’è una riga gialla che sembrerebb­e indicare che lì passano le bici, mentre per i pedoni c’è il loggiato. Ma anche qui la riga è mezza cancellata.

Da viale Matteotti, riparte l’autostrada, fino al lungarno si viaggia bene. Tranne due inconvenie­nti, una mega pozza su viale Gramsci e l’incrocio, terribile, con via dell’Agnolo: le bici hanno la precedenza, ma le auto che arrivano dal centro si trovano la pista a raso dei palazzi; così, anche gli automobili­sti prudenti si devono affacciare dentro la ciclabile per vedere se arriva qualcuno. La pista si interrompe a metà di lungarno della Zecca Vecchia. L’anello non si chiude e nei 1300 metri per tornare a Ponte Santa Trinita, la corsia per i ciclisti non c’è. E non manca chi se la inventa, prendendo contromano lo stretto lungarno delle Grazie.

 ??  ?? La pista del lungarno Vespucci. Sarebbe sul marciapied­e, ma la vernice rossa è del tutto scolorita Resta solo qualche macchiaLa segnaletic­a quasi invisibile
La pista del lungarno Vespucci. Sarebbe sul marciapied­e, ma la vernice rossa è del tutto scolorita Resta solo qualche macchiaLa segnaletic­a quasi invisibile
 ??  ?? 3)La pista ciclabile che in piazza della Libertà immette i ciclisti sul marciapied­e sconnesso4) La pista ciclabile intorno alla Fortezza, tra cantieri e fango
3)La pista ciclabile che in piazza della Libertà immette i ciclisti sul marciapied­e sconnesso4) La pista ciclabile intorno alla Fortezza, tra cantieri e fango
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