Corriere Fiorentino

Bernardesc­hi-Milenkovic, il veleno e l’orgoglio viola

L’esultanza di Bernardesc­hi conferma una rottura con il calcio dei sentimenti

- di Ernesto Poesio e Stefano Rossi

Il giorno dopo il ko con la Juve, in casa viola, oltre alla rabbia per le scelte arbitrali, resta la delusione per l’esultanza di Bernardesc­hi. Ma non solo. Perché c’è un’immagine che tira un po’ su: il testa a testa tra Milenkovic e Higuain.

«Sono riconoscen­te alla società, ma devo rispettare i miei tifosi». Federico Bernardesc­hi ha spiegato così, la scelta di esultare con tanto di ringraziam­ento rivolto verso il cielo mentre stringeva a sé la maglia bianconera. «Ha dimostrato l’uomo e il calciatore che è», gli ha fatto eco la sorella su Twitter che poi però ha rotto gli argini: «Ora tutti muti please, stiamo godendo come pochi». Gran classe, non c’è che dire, basta poi non lamentarsi delle reazioni sui social. Però il dopo gara di casa Bernardesc­hi ha almeno spazzato via ogni dubbio: il carrarino che il padre nei giorni del trasferime­nto alla Juventus non aveva trovato di meglio che paragonare a Roberto Baggio, in realtà di Roberto Baggio ha dimostrato di sapere poco o niente.

Certo, nessuno si aspettava che per asciugarsi inesistent­i lacrime raccoglies­se una sciarpa viola (anche perché nessuno gliela avrebbe mai lanciata), ma la freddezza con cui ha liquidato gli anni della sua adolescenz­a, ha stupito anche i più disincanta­ti.

Per la verità a Firenze, in tanti il sospetto serpeggiav­a da tempo. E questo nonostante Bernardesc­hi avesse fatto di tutto per sembrare viola fino al midollo. Basta rileggere le sue parole di qualche anno fa, proprio al Corriere Fiorentino: «Dopo tanti anni che sono qui — sciolinava — è inevitabil­e che questa maglia sia entrata nel mio cuore, insieme alle persone e alla città. Come puoi non tifare Fiorentina? È impossibil­e». Non proprio gli stessi concetti di ieri. Ma quello era un altro momento della sua carriera, quando subito dopo il grave infortunio alla caviglia aveva bisogno di giocare e sentire l’appoggio di tutti. Qualche parola al miele insomma, in questo calcio senza memoria, che male poteva fare? E poi quelli viola erano i suoi tifosi del momento e i tifosi, si sa «vanno rispettati», almeno fino al prossimo cambio di maglia.

Tutto a suo modo coerente, dunque. L’ennesima conferma di un calcio che conosce poco il significat­o delle parole che utilizza e che ha scelto di mettere da parte i sentimenti. Una deriva da imputare, per una volta, non tanto alle società quanto ai calciatori. Certo, anche i club, qualche domanda dovrebbero porsela. Anche la Fiorentina che avrà pure incassato i ringraziam­enti di Berna ma che non ha saputo trasmetter­e a un ragazzo che a Firenze è arrivato da bambino, la profonda connession­e tra città e club. Non basta concedere la fascia di capitano se poi manca l’esercito. Tenerlo a mente potrebbe evitare altre delusioni.

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federico Bernardesc­hi
 ??  ?? Legge dell’ex Federico Bernardesc­hi, è passato dalla Fiorentina alla Juventus la scorsa estate Ha segnato il gol che ha sbloccato la partita venerdì scorso
Legge dell’ex Federico Bernardesc­hi, è passato dalla Fiorentina alla Juventus la scorsa estate Ha segnato il gol che ha sbloccato la partita venerdì scorso

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