Le bambine: e ora? Come aiutarle senza perdere tempo
La vicenda di Massimiliano Bagnoli che, dopo un periodo di condotte sempre più disorganizzate e la denuncia di stalking da parte di Francesca, l’ex moglie, l’ha aggredita e uccisa prima di suicidarsi, ci costringe a un momento di riflessione importante. Come per ogni caso di violenza di genere estrema, occorre domandarsi cosa poteva essere fatto, con più attenzione e più solerzia, e che cosa può e deve essere fatto adesso.
Questo gesto terribile non è stato un evento «inatteso». La violenza era stata denunciata, il rischio di condotte etero ed autolesive di Bagnoli era noto: eppure qualcosa è andato storto. Il pensiero corre quindi alle vittime. E vittime sono anche le figlie della coppia, cioè le due bambine di 9 e 11 anni che alla tragedia sono sopravvissute.
La perdita dei genitori è in genere considerata un evento traumatico estremo. Il lutto, specie se improvviso ed inatteso, ha una risonanza emotiva enorme e si associa all’attivazione dei sistemi fisiologici di risposta allo stress. Quando questa attivazione supera una certa soglia possono insorgere, particolarmente in soggetti predisposti, manifestazioni psicopatologiche di varia entità, fino a veri e propri disturbi mentali.
Inoltre, le caratteristiche traumatiche dell’evento, che il soggetto vive con orrore o impotenza, aumentano il rischio di un particolare tipo di psicopatologia nota come disturbo post-traumatico da stress, Ptsd.
È importante sottolineare che non tutte le persone esposte a gravi eventi traumatici necessariamente sviluppano un disturbo mentale: è infatti necessaria una predisposizione genetico-costituzionale, una vulnerabilità individuale. Non è l’«avvenimento» in sé che fa ammalare, ma l’insieme di stimoli ambientali, circostanze accidentali e vulnerabilità soggettiva. Convie-
In casi simili è utile supportare chi ha subìto lo choc nell’affrontare le emozioni negative e nel ritorno graduale alle abitudini
ne però ricordare che in questo caso c’è una storia familiare psichiatrica positiva, dal momento che Massimiliano Bagnoli era in trattamento. E questo fa sorgere preoccupazioni. Inoltre le bambine sono state esposte prima agli eventi stressanti che hanno preceduto e seguito la separazione, inclusa la spirale dello stalking, quindi al trauma estremo del suicidio-omicidio dei genitori.
Infine bisogna considerare il genere femminile e l’età: in passato abbiamo osservato come fossero state in particolare le donne giovani in situazioni traumatiche, anche se non esposte direttamente ai fenomeni, ad aver sviluppato maggiormente sequele psicopatologiche.
È importante quindi — direi urgente — un’adeguata e tempestiva assistenza. Anche il semplice supporto psicologico immediatamente dopo l’evento può ridurre il rischio di conseguenze a lungo termine. Con il tempo, possono insorgere comportamenti maladattativi, che possono a loro volta compromettere l’adattamento psicosociale e scolastico: nei giovani è poi frequente, nel successivo decorso, l’abuso di farmaci e di sostanze, prima tra tutte l’alcol, e comportamenti autolesionistici.
Sul piano dell’intervento, occorre valutare attentamente la strategia migliore. La tecnica psicoterapica di ricostruire fasi e ricordi del trauma per consentirne una più rapida elaborazione ha dato risultati contrastanti. Molto utile si è rivelata invece la strategia di supportare psicologicamente i soggetti nell’affrontare le emozioni negative e nel recupero graduale delle abitudini e dello stile di vita sconvolti dal trauma. Allo stesso modo fondamentale sembra essere un approccio di tipo psicoeducazionale, attraverso cui si prepara il soggetto a saper riconoscere precocemente quelle che potranno essere le eventuali reazioni emotive al trauma.
Naturalmente, nel caso dello sviluppo di sintomi di entità psicopatologica, si renderà necessario ricorrere anche ad interventi di tipo farmacologico.