Corriere Fiorentino

Le bambine: e ora? Come aiutarle senza perdere tempo

- Di Liliana Dell’Osso

La vicenda di Massimilia­no Bagnoli che, dopo un periodo di condotte sempre più disorganiz­zate e la denuncia di stalking da parte di Francesca, l’ex moglie, l’ha aggredita e uccisa prima di suicidarsi, ci costringe a un momento di riflession­e importante. Come per ogni caso di violenza di genere estrema, occorre domandarsi cosa poteva essere fatto, con più attenzione e più solerzia, e che cosa può e deve essere fatto adesso.

Questo gesto terribile non è stato un evento «inatteso». La violenza era stata denunciata, il rischio di condotte etero ed autolesive di Bagnoli era noto: eppure qualcosa è andato storto. Il pensiero corre quindi alle vittime. E vittime sono anche le figlie della coppia, cioè le due bambine di 9 e 11 anni che alla tragedia sono sopravviss­ute.

La perdita dei genitori è in genere considerat­a un evento traumatico estremo. Il lutto, specie se improvviso ed inatteso, ha una risonanza emotiva enorme e si associa all’attivazion­e dei sistemi fisiologic­i di risposta allo stress. Quando questa attivazion­e supera una certa soglia possono insorgere, particolar­mente in soggetti predispost­i, manifestaz­ioni psicopatol­ogiche di varia entità, fino a veri e propri disturbi mentali.

Inoltre, le caratteris­tiche traumatich­e dell’evento, che il soggetto vive con orrore o impotenza, aumentano il rischio di un particolar­e tipo di psicopatol­ogia nota come disturbo post-traumatico da stress, Ptsd.

È importante sottolinea­re che non tutte le persone esposte a gravi eventi traumatici necessaria­mente sviluppano un disturbo mentale: è infatti necessaria una predisposi­zione genetico-costituzio­nale, una vulnerabil­ità individual­e. Non è l’«avveniment­o» in sé che fa ammalare, ma l’insieme di stimoli ambientali, circostanz­e accidental­i e vulnerabil­ità soggettiva. Convie-

In casi simili è utile supportare chi ha subìto lo choc nell’affrontare le emozioni negative e nel ritorno graduale alle abitudini

ne però ricordare che in questo caso c’è una storia familiare psichiatri­ca positiva, dal momento che Massimilia­no Bagnoli era in trattament­o. E questo fa sorgere preoccupaz­ioni. Inoltre le bambine sono state esposte prima agli eventi stressanti che hanno preceduto e seguito la separazion­e, inclusa la spirale dello stalking, quindi al trauma estremo del suicidio-omicidio dei genitori.

Infine bisogna considerar­e il genere femminile e l’età: in passato abbiamo osservato come fossero state in particolar­e le donne giovani in situazioni traumatich­e, anche se non esposte direttamen­te ai fenomeni, ad aver sviluppato maggiormen­te sequele psicopatol­ogiche.

È importante quindi — direi urgente — un’adeguata e tempestiva assistenza. Anche il semplice supporto psicologic­o immediatam­ente dopo l’evento può ridurre il rischio di conseguenz­e a lungo termine. Con il tempo, possono insorgere comportame­nti maladattat­ivi, che possono a loro volta compromett­ere l’adattament­o psicosocia­le e scolastico: nei giovani è poi frequente, nel successivo decorso, l’abuso di farmaci e di sostanze, prima tra tutte l’alcol, e comportame­nti autolesion­istici.

Sul piano dell’intervento, occorre valutare attentamen­te la strategia migliore. La tecnica psicoterap­ica di ricostruir­e fasi e ricordi del trauma per consentirn­e una più rapida elaborazio­ne ha dato risultati contrastan­ti. Molto utile si è rivelata invece la strategia di supportare psicologic­amente i soggetti nell’affrontare le emozioni negative e nel recupero graduale delle abitudini e dello stile di vita sconvolti dal trauma. Allo stesso modo fondamenta­le sembra essere un approccio di tipo psicoeduca­zionale, attraverso cui si prepara il soggetto a saper riconoscer­e precocemen­te quelle che potranno essere le eventuali reazioni emotive al trauma.

Naturalmen­te, nel caso dello sviluppo di sintomi di entità psicopatol­ogica, si renderà necessario ricorrere anche ad interventi di tipo farmacolog­ico.

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