Corriere Fiorentino

«Così racconto le Foibe agli studenti toscani»

Lo storico Cok e il viaggio di 50 studenti tra Trieste e Istria

- Gori

«La verità storica non può essere decisa con una mozione di Consiglio comunale, non può essere stabilita in base a chi in quel momento ha la maggioranz­a. La storia non si scrive con l’accetta, né con i tweet». Nel Giorno del Ricordo, le Foibe vengono raccontate agli studenti da uno storico triestino, «per ricostruir­e la complessit­à di una vicenda, con l’umiltà di proporre domande, più che risposte». Dopo decenni di rimozioni, silenzi, negazioni, negli ultimi vent’anni il tema del «confine orientale» è finalmente entrato nel dibattito pubblico, ma è stato spesso raccontato attraverso brutali semplifica­zioni. Così, 50 studenti di 21 scuole superiori toscane, durante un viaggio di cinque giorni tra Trieste e l’Istria, hanno assistito alla lezione di Stefan Cok, storico triestino che lavora per la Sezione di Storia della Biblioteca Nazionale Slovena e degli Studi di Trieste, che ha raccontato la storia di un «confine difficile», partendo dall’Ottocento per arrivare ai giorni nostri: «Sarebbe necessario che ognuno si interrogas­se alle responsabi­lità a lui più vicine. Additare la responsabi­lità altrui è molto più facile», dice Cok. Che agli studenti, partiti con un progetto della Regione Toscana e dell’Istituto storico della Resistenza, racconta: «C’è stato un periodo in cui il “fascismo di confine” perseguiva una politica di assimilazi­one delle minoranze, e quindi cancellazi­one di una presenza culturale e linguistic­a di questi territori. Mentre alla fine della guerra abbiamo un regime comunista jugoslavo, in quel momento di tipo staliniano, che persegue una logica di ricerca di eliminazio­ne di nemici reali o presunti dal punto di vista politico». Nemici reali o presunti: avversari politici, ma anche moltissimi civili. «È un fenomeno anti-italiano tout court? — si chiede Stefan Cok davanti agli studenti — Non esattament­e: in quel periodo ci sono anche italiani che varcano il confine in direzione opposta, operai che decidono di andare in Jugoslavia perché vogliono vivere in un Paese comunista. Ma certo, in questa zona, la maggior parte delle vittime delle Foibe è stata italiana. Del resto le Foibe non sono una cosa sola: quelle istriane dell’autunno del ’43, nel momento in cui c’è l’8 settembre e viene a mancare l’autorità dello Stato italiano, sono un fenomeno di rivalsa, molto più spontaneo e molto diverso da quello che avviene invece nella primavera del ’45, in cui arriva un potere sul territorio che ha determinat­e idee su chi è nemico e chi no. È un fenomeno complesso che comprende i casi di chi viene “infoibato” e invece chi viene deportato, chi tornerà e chi no».

«Prudenza, empatia per le vittime, rispetto», sono le parole ripetute dal dottor Cok ai ragazzi per avvicinarl­i al tema delle Foibe. «Per la storia di un confine difficile. L’Alto Adriatico nel Novecento» è il nome del viaggio di studio per il Giorno del Ricordo delle Foibe. Studenti, professori, storici e politici hanno visitato, tra le altre cose, la foiba di Basovizza ma anche il lager nazista della Risiera di San Sabba. «Un confine ha sempre due margini, due frontiere», dice la vice presidente della Regione, Monica Barni. Al viaggio hanno partecipat­o esponenti di diversi schieramen­ti politici: e se il consiglier­e regionale Pd Massimo Baldi ricorda l’importanza di «fare luce sui crimini di entrambi i fronti», la collega leghista Elisa Montemagni ribadisce «la necessità di dare stessa dignità a tutte le vittime». Un segnale di riconcilia­zione, nel segno della memoria. Che secondo Cok ha una data d’inizio: il 13 luglio 2010, quando Giorgio Napolitano, Danilo Türk e Ivo Josipovic, i Presidenti di Italia, Slovenia e Croazia si strinsero la mano a Trieste «per dare pace e riposo — disse quel giorno il maestro Riccardo Muti, che celebrò il concerto della riappacifi­cazione — a tutti i morti, a chi ha sofferto, ha subìto tragedie, perdite, fratricidi».

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 ??  ?? Sopra, la visita del gruppo toscano alla foiba di Basovizza In alto a destra la risiera di San Sabba, l’unico lager nazista in Italia
Sopra, la visita del gruppo toscano alla foiba di Basovizza In alto a destra la risiera di San Sabba, l’unico lager nazista in Italia
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