Il paracadutato pratese «Ripagherò il sacrificio»
Il candidato radicale e la campagna tra la base Pd: «Mischiarsi fa bene, l’unità nasce così»
Non è pratese, né di sinistra: «Mio nonno fondò la Dc...». Ma Della Vedova, candidato nella lista Pd, si dice pronto a ripagare il «sacrificio» dei pratesi che lo voteranno.
«Mio nonno, che si chiamava proprio come me, ha fondato la Democrazia Cristiana in Valtellina: non posso nemmeno dire di aver un nonno comunista...». Benedetto Della Vedova usa l’ironia per rispondere ai mal di pancia che nel Partito democratico hanno accompagnato la sua candidatura nel collegio uninominale di Prato alla Camera. Lui, «liberale, liberista, libertario, Radicale», è stato lanciato nella sfida pratese dall’accordo nazionale tra il Pd e +Europa, la lista di Emma Bonino, e così qualche giorno fa ha dovuto anche affrontare l’esame della Casa del popolo di Coiano, con i militanti del Pd pratese — in particolare i Giovani Democratici — che gli hanno rivolto domande su domande. Lui, sprezzante del pericolo, ha addirittura ammesso che «il voto più a sinistra della sua vita, a parte i Radicali, è stato quello alla lista Monti». Non si è pentito di averlo detto? «Assolutamente no. La prima cosa in politica è dirsi la verità. La vera unità parte dalle differenze», dice Della Vedova, sottosegretario agli Esteri nei governi Renzi e Gentiloni, durante il colloquio nella sede del Corriere Fiorentino. Alle pareti ci sono le foto di Tiziano Terzani, Oriana Fallaci e Indro Montanelli: Della Vedova sceglie di farsi fotografare sotto all’immagine del giornalista originario di Fucecchio. «Perché — dice — è stato un grande liberale, un libero pensatore e una grande penna».
Nella sua agenda ci sono i temi di Prato, ma senza far finta di essere pratese. «Non prendo casa qui e non mi candiderei sindaco», ma sul futuro del distretto tessile qualche idea se l’è fatta: «Piccolo è bello, ma lo è soprattutto quando cresce: ci sono imprese che possono diventare multinazionali tascabili e anche multinazionali vere e proprie. Bisogna scommettere su innovazione tecnologica e internazionalizzazione». E il distretto parallelo cinese? «Inutile promettere miracoli. Ci vorrà del tempo, c’è bisogno di coinvolgere quella comunità e promuovere una maggior integrazione nelle associazioni di categoria (attualmente sono iscritti a Confindustria Toscana Nord solo due imprenditori cinesi, ndr). Mischiarsi fa bene».
Vale anche in politica? E soprattutto: vale anche per elettori storicamente di sinistra chiamati a votare un liberale come Della Vedova? «Votando me voteranno un militante della campagna antiproibizionista sulla cannabis e una persona da sempre impegnata sui diritti civili. Detto questo, so che, se sarò eletto, dovrò testimoniare che il sacrificio degli elettori pratesi di non avere un candidato locale sarà più che compensato dal modo in cui rappresenterò le istanze di Prato». Fa una scommessa: «Tra 5 anni rivediamoci con un sondaggio sul gradimento dei partesi sul mio operato: sarò io stesso a commissionarlo». E punge il suo avversario diretto, Giorgio Silli, candidato del centrodestra, campione di pratesità e cattolico convinto: «Chiedo io ai cittadini se sono contenti di votare un uomo che la prima cosa che farebbe, se seguisse le dichiarazioni del suo leader Berlusconi, sarebbe quella di abolire la legge sulle unioni civili».
Però proprio per via di queste battaglie la candidatura di Della Vedova rischia di restare indigesta a un altro pezzo importante dell’elettorato pratese, quello cattolico. «Credo che avrà più difficoltà Silli, da cattolico fervente, a chiedere i voti di Salvini... Ci sarà una ragione se Emma Bonino è stata ricevuta dal Papa, mentre il vero leader del centrodestra, Salvini appunto, e il sotto-leader Berlusconi no», dice Della Vedova.
Con Bonino si sente quotidianamente. «Mi ha detto: occupati bene del collegio di Prato, ma trotta anche in giro per l’Italia per sostenere la lista +Europa». Così Della Vedova macina chilometri su chilometri in treno: ma il viaggio si concluderà con l’ingresso nel gruppo parlamentare del Pd, come ipotizzato nei giorni scorsi da Repubblica? «No. Sono partito un anno fa con l’idea di una lista “Forza Europa”: non è che ho fatto tutto questo bordello per entrare nel Pd. Anche se il Pd di Renzi resta il migliore che io abbia conosciuto: ha fatto le unioni civili, la legge sul biotestamento, il Jobs Act...»
Mio nonno, ha fondato la Dc in Valtellina: non posso nemmeno dire di avere un nonno comunista...
Tra 5 anni rivediamoci con un sondaggio sul gradimento dei pratesi sul mio operato Lo commissionerò io