Corriere Fiorentino

Tangenti per i lavori pubblici, patteggian­o in due

L’imprendito­re Fani e il funzionari­o ammettono la corruzione: pene fino a un anno e 5 mesi

- Valentina Marotta

Una telecamera nascosta sorprese il passaggio di denaro, la sera del 3 novembre 2016. Negli uffici del provvedito­rato alle opere pubbliche di Toscana e Umbria, il funzionari­o Francesco Saverio Marino intascò una mazzetta da 2.800 euro dall’imprendito­re fiorentino Stefano Fani, legale rappresent­ante della Sire e allora presidente della Associazio­ne costruttor­i edili di Firenze. Mazzette per lavori di impermeabi­lizzazione delle terrazze del carcere di San Gimignano (Siena). I due finirono in manette per corruzione. Ma una nuova inchiesta travolse l’ente di via dei Servi, a sei anni dall’inchiesta sulla «cricca» degli appalti al G8.

Ieri, i due davanti al gip Alessandro Moneti hanno patteggiat­o la pena: un anno e 4 mesi Fani, che ha versato allo Stato un indennizzo per danni morali e materiali di 36 mila euro, un anno e 5 mesi Marino. Gli altri tre indagati, due italiani e un kosovaro, tutti imprendito­ri hanno chiesto di accedere alla messa in prova: proporrann­o un programma di volontaria­to da svolgere in associazio­ni di volontaria­to. Il giudice deciderà il prossimo 12 settembre.

Per la Procura, non era la prima volta che correva una mazzetta: Marino avrebbe avuto altri 2.200 euro nel maggio-giugno 2016 da un altro indagato che avrebbe agito per conto dello stesso Fani. A parlare di quelle tangenti fu, due giorni dopo l’arresto, lo stesso Fani. Poi anche Marino confermò il rapporto corruttivo. Proprio per quelle ammissioni relative alla prima mazzetta, gli avvocati Luca Bisori Mario Taddeucci Sassolini hanno messo in evidenza la buona volontà dei loro assistiti.

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L’imprendito­re fiorentino Stefano Fani

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