All’estero vuol dire libertà Qui il blocco dei portoni
Caro direttore, scrivo per segnalarvi una situazione che ormai credo che stia diventando ingestibile. Ho vissuto per anni in città dove il servizio di bike sharing era presente e addirittura, a volte, integrato nell’abbonamento ai mezzi pubblici e io ne ero un assiduo fruitore. Parlo di città come New York, Londra, Parigi, Amsterdam. Da qualche mese il servizio di bike sharing è disponibile anche a Firenze, iniziativa e progetto lodevole, non fosse per la grande sciocchezza (opinione personale) di rendere il servizio a flusso libero — vi prego di non tirare fuori il vincolo delle Belle Arti per le paline di stazionamento, città come Parigi e Amsterdam hanno vincoli ancora più stringenti e sicuramente non sono meno belle. Questo è molto comodo perché consente di trovare le biciclette con grande
facilità e di lasciarle praticamente ovunque, senza essere obbligati a trovare una postazione fissa ma al tempo stesso dà origine a situazioni assai spiacevoli e ai limiti della sostenibilità per i cittadini. Abito in Oltrarno, zona fatta di marciapiedi strettissimi, il cui spazio è spesso occupato, in parte, dai bauletti dei motorini parcheggiati per traverso. Marciapiedi stretti, spesso sconnessi che ora si trovano invasi dalle biciclette del servizio di bike sharing. Non posso più camminare. L’altra mattina apro il portone del mio palazzo e me ne trovo una parcheggiata davanti. Che fare? Già il marciapiede è largo un metro, poi ci sono i motorini o le macchine parcheggiate, come potevo uscire di casa? Alzare la bicicletta e spostarla, ma dove? Lanciarla sulla carreggiata al di là del muro dei motorini? Spostarla a destra o a sinistra ma così avrebbe dato
fastidio all’ingresso di un negozio o di un altro palazzo. L’altra mattina sono stato a trovare mia madre che sta al Salviatino. Anche lì lo stesso. Biciclette lasciate ovunque. Posso sapere cosa fare? Mia madre è invalida, esce ancora da sola, con grande difficoltà, con un deambulatore. Un giorno mi ha chiamato in lacrime perché una bicicletta era stata lasciata di traverso sul marciapiede, lei non ce l’aveva fatta a spostarla, non passava nessuno per strada ed era tornata, sconsolata e umiliata a casa. Delle due l’una: o il Comune e i servizi di bike sharing controllano il parcheggio delle biciclette e impongono un parcheggio civile e corretto o io getterò le biciclette lasciate nel mezzo di strada nell’Affrico quando sarò da mia madre, in Arno quando sarò a casa.