Braccialini, ultimo atto: dichiarato il fallimento
I giudici: azienda decotta, niente concordato. Venticinque indagati per bancarotta
Il tribunale di Firenze ha dichiarato il fallimento della storica maison Braccialini, nota per la produzione delle borse cult a forma di casa e di automobile. I giudici hanno revocato l’ammissione al concordato preventivo e rigettato la domanda di omologa avanzata dal Cda nel giugno 2016. Salvi i posti di lavoro: già nel febbraio 2017 i marchi Braccialini e Tua furono venduti alla Graziella Group che ne continua l’attività.
È l’ultimo atto per l’azienda fondata nel 1954, anche se i guai giudiziari non sembrano finiti. La Procura, infatti, ha già aperto un fascicolo per bancarotta societaria da falso in bilancio, iscrivendo sul registro degli indagati oltre 25 persone. Si tratta dei componenti del consiglio di amministrazione e i sindaci revisori in carica tra il 2011 e il 2014. Tra loro ci sono anche i fratelli Riccardo e Massimo Braccialini, ex amministratore delegato ed ex direttore creativo dell’azienda. Anche per loro, c’è una nuova contestazione: nel 2016 avrebbero, secondo la Procura, duplicato vecchie fatture a favore di quattro aziende cinesi che avevano maturato crediti mai soddisfatti. Un’operazione in frode dei creditori della Braccialini, secondo il tribunale fallimentare. «Nel caso della Braccialini — scrive il giudice Silvia Governatori — vi era l’impossibilità tecnica di una gestione che, pur sgravata da oneri finanziari, dall’ansia delle azioni esecutive e supportata tramite ricorso massiccio a cassa integrazione, era ormai decotta». C’è «una notevole alea rispetto a partite essenziali di attivo e passivo» e «plurime incertezze gravano sul concordato» quindi «non può ritenersi “assicurato” il pagamento del 20% minimo ai creditori».