L’ultima scelta di Mirko, sindacalista senza più un lavoro
La cassa integrazione, le ripartenze, i fallimenti. Un collega gli scrive
Si può morire sul lavoro, si può perdersi perché non lo si trova. La scelta di Mirko Carovano ha colpito e scosso un’intera comunità, a Livorno. Lo dicono i compagni del sindacato, gli amici. Le persone che lo hanno conosciuto in questi anni difficili, fatti di lotte di fabbrica, di impegno, ma anche di «ostracismo». Di viaggi all’estero per cercare un lavoro. Persino due giorni prima della sua scelta, era ancora in marcia, a Macerata, a sfilare contro il fascismo. Quarantotto ore dopo, Mirko ha scelto. Lo hanno trovato a un chilometro di distanza da dove aveva abbandonato la sua bici, in via di Montenero. È arrivato vicino al mausoleo di Ciano, dove è stato trovato il suo corpo. A niente sono serviti gli appelli, fatti anche dal sindaco Filippo Nogarin, dopo la sua scomparsa, segnalata dai parenti lunedì pomeriggio (il suo compleanno). Mirko aveva deciso. «Ci siamo visti due settimane fa, ti sentivi solo, quella solitudine che colpisce un uomo quando viene colpito nella sua dignità: ti chiedo scusa se non sono riuscito a starti vicino e a ridarti la dignità che meritavi». Fabrizio Zanotti, segretario della Cgil, lo dice con una lettera che scuote fin dalle prime righe e che racconta la storia di questo operaio della Delphi, andata in crisi nel 2007. Da allora ad oggi, solo cassa integrazione, mobilità, formazione. «Quando un uomo è senza lavoro è senza dignità, quella dignità per la quale te ti sei tanto battuto; diventa vulnerabile nella sua essenza, quella di sentirsi utile per la società. Sì, la dignità, del più debole, degli ultimi, quel sentirsi utili, solidali, insomma Compagni con la “C” maiuscola, in una società dove l’uomo ormai è carne da macello, un numero da liquidare con un fax», prosegue il segretario.
Mirko si era iscritto alla Fiom nel 2001, fino a diventa- re delegato di fabbrica. Allora, il «suo» segretario era Maurizio Strazzullo, oggi in pensione. È lui a parlare di «ostracismo» nei confronti dei lavoratori della Delphi. «Per loro gli ammortizzatori sociali sono stati possibili, per tanti altri no. Hai presente l’operaio irlandese e quello inglese di Marx?». La lotta tra poveri, che Mirko ha sentito — da operaio, sindacalista, uomo di sinistra — sulla sua pelle. Perché quelli della Delphi venivano indicati come «vagabondi che si accontentavano di riscuotere la cassa integrazione. Quante volte ho provato a spiegare loro che così facendo creavano un vuoto intorno a loro, che era ingiusto criticare» perché riscuotevano «una miseria, ma questo non gli dava futuro e dignità».
Mirko la dignità l’ha cercata nel sindacato, nella politica, è stato consigliere comunale ed impegnato in formazioni di sinistra. Infine in Danimarca, con un progetto di formazione che non ha funzionato. È tornato, ha continuato a provarci, ha fatto l’operatore sociale a Firenze. Tutti lavori precari: il peso è aumentato. «Oggi mi sento un fallito, ho perso un compagno e un fratello — scrive Zanotti — Mirko, questa società è un rullo compressore, ti schiaccia, ti usa, ti butta via».
Alla fine, anche se la forza di Mirko si è fermata martedì pomeriggio «tu volevi cambiarla questa società. Sei stato travolto. Hai lasciato un vuoto dentro di me che sarà difficile da colmare. Non so come sarò in grado di reagire, sono troppo distrutto. Però mi piace immaginarti nella Locomotiva di Guccini: Gli eroi son tutti giovani e belli!». Ma maledetta la patria che ha bisogno di eroi.
Come nella canzone Tu volevi cambiarla questa società. Sei stato travolto. Però mi piace immaginarti tra gli eroi tutti giovani e belli della «Locomotiva» di Guccini