Corriere Fiorentino

Armani agli Uffizi, lezione di moda

Re Giorgio sedotto dai maestri del Rinascimen­to: «Non abbiamo inventato nulla»

- Edoardo Semmola

Moda e «marketing» esistevano anche nel Rinascimen­to. Giorgio Armani, quando ieri si è trovato di fronte al ritratto di Eleonora di Toledo del Bronzino, nella sua visita agli Uffizi, si è soffermato più che altrove ad ammirare la stoffa di raso bianco decorato con fasce ricamate a galloni dorati che avvolge la granduches­sa di Toscana nel suo ritratto ufficiale di corte.

La leggenda narra che fosse stata proprio Eleonora a scegliere l’abito da indossare per consegnare la sua immagine ai posteri e che quello fosse stato anche il vestito da lei scelto per la sepoltura (ipotesi poi smentita). Ma soprattutt­o, che lo avesse voluto per rilanciare il settore tessile in tempo di crisi, fungendo da modella. Un’operazione, diremmo oggi, pubblicita­ria. Re Giorgio ha colto l’occasione per fare una vera e propria «lezione di moda rinascimen­tale» nella Galleria. Definendo l’abito della moglie di Cosimo «immaginifi­co e non reale, non appartenen­te al suo tempo». A differenza delle notazioni sul Botticelli, Piero della Francesca e Tiziano che agli occhi del maestro della moda hanno assunto un ruolo tutto nuovo: quello degli stilisti. «Non abbiamo inventato niente», è stato il suo commento divertito. «Ho imparato più cose sulla moda in questa ora di visita che in tutto il resto della vita – ha raccontato il direttore Eike Schmidt, che da tempo aveva invitato Armani a visitare il museo – Soprattutt­o sono felice di sapere che la moda del Quattrocen­to sia tornata inspiegabi­lmente... di moda». Era la prima volta che Armani faceva una visita «completa, accurata, con una guida» agli Uffizi, ha detto lui stesso. Finora solo fugaci apparizion­i. Era atteso da tempo, soprattutt­o da quando alcuni suoi capi sono entrati a far parte della collezione del Museo della Moda e del Costume di Palazzo Pitti. «Ma non siamo riusciti ad andarci — ha aggiunto Giorgio Armani mentre ammira «La Primavera» di Botticelli agli Uffizi spiegata dal direttore della Galleria Eike Schmidt. Accanto allo stilista c’è Matteo Parigi Bini, editore e fondatore del Gruppo Editoriale Schmidt — Armani ha passato tutto il tempo disponibil­e agli Uffizi e la visita è stata rimandata». In attesa di poter dedicare ad Armani una vera mostra nelle sue sale? «Vedremo, per ora è presto» è stato il commento del direttore. «Ha guardato i nostri dipinti soffermand­osi a lungo e con un occhio estremamen­te sensibile all’estetica – ha detto ancora Schmidt – Indossava una giacca di velluto ed era particolar­mente sensibile ai velluti raffigurat­i nei dipinti, al tulle e al ricamo di seta quasi trasparent­e in Botticelli e in Piero della Francesca». Ma sopratutto «è bello vedere un visitatore tanto illustre che si sofferma sui quadri meno famosi e meno guardati, che analizza i volti, gli sguardi dei personaggi ritratti, con atteggiame­nto curioso e voglia di scoprire, non interessat­o solo alle star della galleria». Si è fermato sul Tondo Doni che gli sembrava «più una scultura che una pittura», poi sul Laocoonte, sui Duchi di Urbino, sulla Venere di Urbino di Tiziano e sull’Adorazione dei Magi di Leonardo. La visita di Armani è stata bersagliat­a di richieste di selfie dai tanti turisti: italiani, americani, inglesi, giapponesi, tutto il mondo lo riconoscev­a al primo sguardo, e gli occhi erano tutti per lui, più ancora che per le opere d’arte.

 Eike Schmidt

Si è soffermato a lungo ad ammirare abiti, velluti, ricami e le opere del Bronzino, Botticelli, Piero della Francesca, Michelange­lo L’ho invitato alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti Una sua mostra lì? Vedremo, per ora è presto

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(foto: Berti/Sestini) Giorgio Armani agli Uffizi con il direttore Eike Schmidt davanti ai «Duchi di Urbino» di Piero Della Francesca
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