IL MINIMO O IL MASSIMO?
Una Fiorentina combattiva, con un atteggiamento tra il confuso e l’ordinato, ha preso un punto a Bergamo lasciandoci un dubbio: ha fatto il minimo oppure il massimo? Diciamo, più o meno benevolmente, che ha fatto il suo contro un’Atalanta carica di impegni che ha risparmiato molti titolari. Certo, se si pensa alla corsa per un posto in Europa il pareggio serve a poco, ma questa corsa verso l’Europa è un obiettivo plausibile o nasconde soltanto un po’ di propaganda per evitare che la stagione defluisca verso una routine senza bagliori? Non vogliamo annaffiare la pianticella della speranza con l’acqua avvelenata, ma il traguardo europeo, che sembra un’invenzione fatta apposta per tenere in vita le presunte ambizioni, ci sembra un’aspirazione esagerata, vista la classifica. Lo scopo principale della stagione, a questo punto, sarebbe battersi con orgoglio, come tutto sommato è successo anche a Bergamo dove la Fiorentina non ha approfittato dello stato abbastanza confusionale dell’ «Atalantina» del primo tempo e poi ha perso un po’ le misure senza soccombere, neanche quando è rimasta in dieci ed è andata vicina al gol con Falcinelli. In dieci per l’espulsione di Milenkovic che in un ruolo non suo, ma che aveva ricoperto benissimo con la Juventus, e di fronte a un avversario frullante e brevilineo come Papu Gomez, ha giocato in condizioni di ovvio disagio, cavandosela bene ma non sempre. Alla Fiorentina è mancata la tecnica del contropiede che ha smarrito dopo una mezzora anche per l’incapacità di Gil Dias di raccordarsi con i compagni e anche con se stesso. Lo scopo della Fiorentina sarebbe quello di capitalizzare al massimo le opportunità del calendario che tra Chievo in casa, Udinese in trasferta e Benevento in casa offrirebbe impegni abbordabili. Se pensiamo a quello che è successo contro il Verona dobbiamo ripiegare l’ottimismo, senza contare le squalifiche di Badelj e Milenkovic. Prendiamo atto dello spirito e della combattività e accontentiamoci di quel che ci dà questo calcio ingrato.