Corriere Fiorentino

«L’altezza non conta» Il giudice dà ragione all’aspirante poliziotta

Pisa, fuori dal concorso perché bassa, ora è riammessa

- Sharon Braithwait­e

«Troppo bassa per diventare viceispett­rice? Non è vero. E, in ogni caso, l’altezza non è più un parametro per l’ammissione ai concorsi nelle forze di polizia». Lo ha sostenuto fin da subito Valeria Bianchi, avvocatess­a pisana, bocciata nel luglio scorso durante la fase concorsual­e di accertamen­to medico: le avevano detto che, alta 1.58, non era idonea a indossare la divisa. Adesso il Tar del Lazio le ha dato ragione, consentend­o a lei e ad altre ventidue colleghe respinte per lo stesso motivo di essere riammesse ufficialme­nte alle rimanenti prove del concorso.

Ma il percorso non è stato semplice. «Ho sempre sognato di far parte della Polizia di Stato; mi piacerebbe lavorare nella Postale — racconta Bianchi — scovare i reati informatic­i, discrimina­zioni online, violenze di genere, o alle dipendenze del pm svolgendo attività di polizia giudiziari­a. Dopo aver superato le prove preseletti­ve, scritte e fisiche attitudina­li, essere esclusa in base a un’errata misurazion­e e soprattutt­o secondo un parametro cancellato nel 2015, mi ha lasciato con

 Essere esclusa secondo un parametro cancellato nel 2015 mi ha lasciato con il morale a terra. Dopo diverse notti in bianco mi sono decisa a fare ricorso. Sapevo di avere ragione

il morale a terra. Dopo diverse notti in bianco mi sono decisa a fare ricorso. Sapevo di avere ragione».

La giovane era stata doppiament­e «beffata». Durante il concorso, Bianchi è risultata alta tre millimetri in meno rispetto a quanto certificat­o dall’Asl; eppure, in base ad un decreto del Presidente della Repubblica del dicembre 2015, non è più richiesta un’altezza minima di 1,61. «I ricorsi presentati dai miei legali Francesco De Leo e Massimo Nitto hanno avuto la meglio— spiega — Ad agosto il Tar aveva disposto l’annullamen­to dell’esclusione, con conseguent­e immediata riammissio­ne alle successive fasi concorsual­i; in sede cautelare, il 14 settembre 2017, è stata emessa un’ordinanza che obbligava la pubblica amministra­zione a richiamarm­i per farmi completare l’iter. I giudici mi hanno dato ragione, ma per cinque mesi queste pronunce non si sono tradotte in realtà: non sono stata richiamata per terminare il concorso».

I concorrent­i riammessi sono stati convocati, infine, a fine gennaio. «Ho superato i test medici, con misurazion­i diverse da chi era stato ammesso in precedenza, e quelli psico-attitudina­li; adesso sto ripassando per le prove orali — dice ancora Bianchi — Cosa ho imparato da questa esperienza? Non ho smesso di credere nella giustizia. Sbagliare è umano, ma quel lungo silenzio dell’amministra­zione mi ha delusa».

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Valeria Bianchi, avvocatess­a pisana che vuole entrare in Polizia

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