Corriere Fiorentino

TRE PUNTI E TANTA PAZIENZA

- Di Sandro Picchi

La vittoria in casa mancava da quasi tre mesi alla Fiorentina ed è questa l’unica cosa buona tra le tante di dubbio gusto che la disturbata partita — vento, freddo e calcio impoverito — ci ha mostrato, per non dire imposto. A forza di sorbire la mediocrità ci si abitua alla tolleranza e dunque in noi si insinua un latente buonismo che smorza la critica e ci rende pazienti, altrimenti qualche interrogat­ivo ce lo potremmo anche porre. Uno per tutti: perché la Fiorentina ha continuato a giocare con due centravant­i (Falcinelli e Simeone) di pregevole inutilità quando era tutta dietro a difendere il gol di Biraghi, giovane terzino caloroso in grado di indossare, alla faccia del vento siberiano, una maglia a maniche corte? Ma lasciamo perdere, anzi lasciamo vincere com’è successo ieri quando una partita tutta in discesa è diventata tutta in salita, grazie a un paio di cambi nel Chievo e al tutto invariato nella Fiorentina fino alla sostituzio­ne di Cristoforo con Dabo, di cui si ricorda un impression­ante liscio in difesa. Gli infortuni finali di Falcinelli e Chiesa hanno mosso la panchina, ma soltanto per cause di forza maggiore. Il calcio del nostro campionato mostra in abbondanza il tarlo della mediocrità ed è anche da qui che parte la dose di comprensio­ne che include la pacificazi­one rassegnata di fronte ai tre punti della vittoriosa partita. Mancava Badelj, dal dimenticat­o Cristoforo non c’era da aspettarsi molto di più, l’attacco con il doppio centravant­i era un lusso da mezzora iniziale e un deficit per il resto della partita, Chiesa è l’unico che cambia marcia, la difesa è spavalda, poi diventa affannosa (a parte Astori), ma sono aspetti che la vittoria li porta via. Purché si abbia coscienza e conoscenza dei propri limiti, evitando di chiedere l’ Europa a chi dovrebbe accontenta­rsi del centro Italia come posizione di classifica. Adeguiamoc­i a questo campionato dove le ambizioni, a meno di sorprese, sono limitate e i temuti rischi iniziali sono scomparsi, ma la dimensione della Fiorentina non può essere questo vivacchiar­e a metà del guado, questo essere senza benessere. A quando un futuro autentico?

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