LA POLITICA SUL LETTINO DELLO PSICANALISTA
Una delle responsabilità del renzismo, e quindi di Matteo Renzi, è aver dato credito ai cosiddetti intellettuali organici. Tra questi c’è anche Massimo Recalcati, di professione psicanalista, che da anni psicanalizza elettori e leader senza che nessuno glielo abbia chiesto. Non sono cioè i pazienti ad andare da lui, ma è lui che va dai pazienti e li psicanalizza dal palco della Leopolda. «Il ritorno spettrale del berlusconismo e la bipolarità politica del grillismo, che alterna con una frequenza impressionante cambi di rotta radicali su questioni decisive, sono ai miei occhi — ha scritto Recalcati su Repubblica in un articolo dal titolo “Berlusconi e Di Maio sul lettino” — due sintomi inquietanti di una politica che si lascia interamente guidare dalla spinta pulsionale». Invece, par di capire, annunciare di volersi dimettere in caso di sconfitta al referendum, stare mezza settimana a Pontassieve e poi tornare sulla scena come se niente fosse cambiato (spoiler: è Renzi), non è una «spinta pulsionale», ci mancherebbe: è roba da statisti. Ma perché Recalcati non si occupa di Jacques Lacan, di cui è eminente studioso, e lascia stare la politica, a partire dalla «scuola di partito» del Pd intitolata a Pier Paolo Pasolini (e che c’azzecca il Pd con Pasolini)?