La tragedia del poliziotto nella caserma alla Fortezza I testimoni raccontano
La tragedia del poliziotto. I testimoni: «Abbiamo sentito un forte scoppio»
Prima un’esplosione. Poi le fiamme. È quello che sostengono sei testimoni, sentiti dalla polizia dopo la tragedia avvenuta domenica scorsa nella caserma «Fadini», dove ha perso la vita il sovrintendente Giovanni Politi, 52 anni, originario della Calabria, in forza agli artificieri.
«I testimoni erano più o meno concordi nel fornire l’indicazione — si legge nel rapporto depositato in Procura — di aver sentito, tra le 16,05 e le 16,10, una prima forte esplosione seguita dallo sprigionarsi di fiamme alte che fuoriuscivano da una finestra del primo piano». Poi gli scoppi «simili alla deflagrazione di proiettili», dato che dentro la stanza 55 (dove è avvenuta la tragedia) c’erano 4 pistole. Il locale era adibito a spogliatoio. Lo scoppio e le fiamme hanno devastato il locale, il solaio è crollato: in mezzo alla fuliggine il corpo del poliziotto.
Le fiamme hanno compromesso la scena originale: ecco perché la Procura nominerà un tecnico che sarà richiamato a ricostruire quello che potrebbe essere successo. Il corpo è stato portato a medicina legale per l’autopsia: lui è morto per un’esplosione? Per le fiamme? O per il fumo? Le telecamere esterne della «Fadini» e quelle della vicina caserma della GdF hanno ripreso lo scoppio e poi le fiamme e avvalorano le testimonianze. È invece prematuro sapere che cosa sia successo dentro la stanza 55. La polizia ha sequestrato quel locale più altri due. La scientifica ha effettuato rilievi e sequestrato alcune cose, come alcune pinzette. Strumenti che sono in dotazione agli artificieri. Al momento vengono escluse le ipotesi di suicidio e omicidio. Domenica scorsa Politi era stato di servizio allo stadio per Fiorentina-Chievo ed era appena rientrato in ufficio. Forse stava rimettendo a posto qualcosa quando c’è stata un’esplosione che lo ha colpito. Materiali esplodenti «importanti» non sono custoditi negli uffici andati a fuoco, ma sembra che ci potessero essere in deposito, tipo i bengala da barca.
Il cardinale Giuseppe Betori e il sindaco Dario Nardella hanno espresso «cordoglio». Il sindacato di polizia Consap, che chiede di verificare se i piani di sicurezza siano stati rispettati, dice: «Come mai non è partito l’impianto antincendio?».