Viaggio a Sammezzano tra meraviglia e abbandono, in attesa di giudici ed Europa
A Sammezzano, tra i luoghi europei da salvare, aspettando la sentenza sui proprietari
Entrando REGGELLO (FIRENZE) nel castello di Sammezzano, la prima sensazione è lo stupore: gli stucchi e le vetrate, le porte smerigliate, le decorazioni lasciano a bocca aperta. Poi però arriva lo sdegno: una volta ripresi dalla meraviglia, ci si accorge dei pezzi di intonaco caduti, dei pavimenti sconnessi, i buchi nel soffitto, le infiltrazioni d’acqua. È il paradosso della bellezza, lasciata andare in decadenza.
Il castello, frutto del bizzarro estro del Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, è abbandonato da anni e arenato in una vicenda legale: dopo il fallimento della vecchia proprietà, la Sammezzano Castle Srl, e l’annullamento dell’asta che lo ha aggiudicato alla società Helitrope Limited di Dubai, ora è affidato in custodia dal tribunale alla Kairos Srl (unico creditore della Sammezzano Castle), che ne ha chiesto l’assegnazione. L’udienza c’è stata il 15 febbraio, «siamo in attesa della decisione del giudice, ci auguriamo di diventarne presto i proprietari» spiega Mirko Morandi della Kairos durante una visita straordinaria organizzata nell’ambito di «7 Most Endengered Program»: il castello infatti, su segnalazione del movimento Save Sammezzano insieme al Touring Club, è entrato nelle selezioni finali del programma di Europa Nostra che prevede missioni di salvataggio da parte di specialisti di beni cul- turali e di finanza. È tra i 12 siti culturali europei più in pericolo e da salvare: se sarà tra i 7 scelti lo si saprà il 15 marzo. Morandi non svela il progetto, ma assicura che «il castello deve tornare fruibile al pubblico, sarà visitabile, il business sarà fuori di qui».
Nel frattempo però l’edificio, già eletto Luogo del Cuore nel censimento 2016 del Fai, cade pezzi, mira di vandali e rifugio di animali: il tetto è in parte crollato, nella sale d’ingresso piove, nella nicchie si nascondo pipistrelli, gli stucchi in gesso che formano stallatiti o volte con intarsi di specchi si sgretolano, i vetri sono rotti.
All’ingresso appare la scritta Non plus ultra: non vedranno mai qualcosa di più bello al mondo. Ogni stanza è una tappa di un visionario viaggio in Oriente: la sala bianca in stile moresco, la sala dei pavoni ispirata all’India, la stanza dei Gigli che ricorda l’Indocina. E poi porte segrete, nicchie decorate, scritte misteriose che rimandano a tesori nascosti. Di cui qualcuno deve prendersi cura