Uffizi, otto sale verdi per la Collezione Contini Bonacossi
Dopo 49 anni i capolavori della Contini Bonacossi entrano nel percorso della Galleria In otto sale verde salvia il San Lorenzo del Bernini, maioliche, mobili, oggetti e dipinti da riscoprire
Quarantanove anni dopo il decreto del Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat le 144 opere della donazione Contini Bonacossi entrano a fare parte a pieno titolo della Galleria degli Uffizi ospitate in sale non più visitabili su prenotazione da poche migliaia di visitatori l’anno, ma nel percorso che annualmente 2,2 milioni di italiani e stranieri percorrono ammirati.
Sono otte le sale dalle pareti verde salvia, illuminate sia naturalmente dall’alto, sia con punti luce non invasivi, che accolgono la collezione nella ala di Ponente degli Uffizi, le stesse che prima erano blu e mostravano i pittori stranieri, e che ieri hanno visto il taglio del nastro del nuovo allestimenti alla presenza degli eredi di Alessandro e Vittoria Contini Bonacossi che chiesero ai figli di fare tutto il possibile per rispettare la loro volontà di donare la collezione affinché fosse esposta tutta assieme agli Uffizi. Il percorso è stato lungo e tortuoso — prima la trattativa con lo Stato per donare 144 opere in cambio della possibilità di vendere ed esportare tutte le altre con la sigla dell’accordo nel 1969, poi l’esposizione dal 1974 a Palazzo Pitti, quindi dal 1998 nei locali in via Lambertesca, poi nel 2011 collegati agli Uffizi — ma adesso è concluso. «Ci abbiamo messo tanto, ma almeno siamo arrivati prima del 140° compleanno di Alessandro Contini, che cadrà il 18 marzo 2018 — sorride il direttore delle Gallerie degli Uffizi, Eike Schmidt — Abbiamo fatto in modo che la collezione fosse aperta per tutti e in maniera continua e permanente, non più a poche persone. Nella prima sala c’è la targa in marmo che ricorda la donazione e gli eredi che l’hanno concretizzata, poi le sale con alla fine il San Lorenzo del Bernini, uno dei più grandi capolavori degli Uffizi.
Tutte sono esposte con gli stessi criteri metodologici delle recenti sale del Caravaggio e del Seicento e dal 1° marzo (oggi, ndr) ci sarà l’aumento del prezzo del biglietto a 20 euro ma chi verrà agli Uffizi avrà appunto questi due nuovi allestimenti, potrà andare al museo Archeologico, il ticket comprenderà anche le mostre temporanee, e in bassa stagione si spenderà molto meno, 12 euro. Insomma con il nuovo biglietto si vince sempre».
«Il colore verde non solo è dato su più strati, come si usava nel Rinascimento, ma è stato ripreso dal verde presente in molti quadri ed è neutro, cioè non sovrasta le opere, permettendone la valorizzazione, cosa che non sarebbe stato possibile se avessimo lasciato il precedente colore blu alle pareti — sottolinea l’architetto Antonio Godoli — Unica eccezione la sala con la splendida Madonna di casa Pazzi dove abbiamo lasciato a vista il muro della trecentesca torre della Zecca che si trovava dietro la Loggia dei Lanzi per richiamare il muro del castello del Trebbio dove la grande opera di Andrea Del Castagno si trovava. Le stanze non sono grandi, certo, ma questo facilita il contatto con le opere, la loro comprensione». Le sale sono state allestite grazie a 150.000 euro donati dagli Amici degli Uffizi e Friends of the Uffizi Galleries e oltre ai quadri comprendono la collezione di maioliche, anche se in un allestimento provvisorio, e una selezione dei mobili che sarà cambiata a rotazione, mentre i grandi stemmi robbiani sono appesi nel corridoio, molto più visibili rispetto alle stanze di via Lambertesca.
L’inaugurazione delle nuove sale — oltre a chiudere anni di polemiche, e di amarezza degli eredi Contini Bonacossi — è stata anche l’occasione per la pubblicazione del primo catalogo della collezione Contini Bonacossi, riprendendo e completando il lavoro di Caterina Caneva, curatrice della collezione scomparsa prematuramente, edito da Giunti, con schede su tutte le opere e anche splendide fotografie di Villa Vittoria dove Vittoria e Alessandro Contini, vicino al regime fascista e a Mussolini, che lo fece conte e gli permise di aggiungere il cognome della madre al suo, radunarono la collezione e dove ospitavano amici e artisti. «Contini Bonacossi con i suoi rapporti con gli Stati Uniti e con le opere vendute ha contribuito a far conoscere l’arte italiana — sottolinea Schmidt — Ed è anche grazie ai suoi rapporti con il ricchissimo uomo d’affari Samuel Henry Kress, che volle che l’arte, ad imitazione di quanto avviene in Italia, fosse distribuita sul territorio e quindi donò opere in nuclei a un centinaio di musei, chiese e università di quasi tutti gli stati degli Usa, e così tanti statunitensi sono entrati in contatto con l’Italia e l’arte. E magari sono venuti agli Uffizi».
Schmidt
Da oggi scatta l’aumento del biglietto a 20 euro, ma in bassa stagione si spenderà molto meno