Corriere Fiorentino

Paolucci: «Qui la poesia del silenzio»

L’ex soprintend­ente: «La mia opera del cuore? Un quadretto di 50 cm»

- M.B.

Giovanissi­mo era nella commission­e che doveva esaminare le opere della collezione Contini Bonacossi non donate all’Italia e che potevano essere esportate se lo Stato non esercitava il diritto di prelazione e vide i quadri e gli arredi arrivare a Palazzo Pitti, dove furono esposti provvisori­amente. Da quel 1974 in avanti la collezione ha incrociato la sua vita, facendone il massimo esperto. Antonio Paolucci ieri non poteva mancare all’inaugurazi­one delle sale degli Uffizi dedicate alla collezione. Guidandoci poi nelle sale per un visita guidata «del cuore e nell’arte».

«Come membro della commission­e contribuii a fare comprare per 750 milioni di lire — il prezzo di 15 appartamen­ti di lusso nuovi a Firenze — con l’apporto decisivo di Giulio Carlo Argan, Susanna e i vecchioni di Lorenzo Lotto e la Madonna col bambino del Foppa e nel 2000 e 2001, da soprintend­ente, il Cristo risorto del Tiziano, il Doppio ritratto di Palma il Vecchio e la Santa monaca e due fanciulli di Paolo Uccello, anch’essi provenient­i dalla collezione e costati oltre 3 milioni di euro», premette Paolucci prima di raccontare la «sua» Contini Bonacossi. «Certo il San Lorenzo del giovane Bernini, con la fiammeggia­nte base di legno che desta stupore e meraviglia, elementi senza il quale non si capisce il barocco, senza il quale non ci sarebbero stati il baldacchin­o in bronzo in San Pietro e la fontana dei quattro fiumi a Roma! — sorride — Ma a me colpisce particolar­mente la poesia in pittura che si ritrova in molte opere della collezione». E tra le stanze verde salvia Paolucci si sente a casa. «Guardiamo il San Girolamo nel deserto di Giovanni Battil’affetto sta Cima da Conegliano, un piccolo quadretto dove Cima disegna la pianura veneta e le sue montagne sullo sfondo; il Ritratto di Giuseppe da Porto con il figlio del Veronese dove orgoglioso del bambino si lega a quello del padre; La Maddalena del Savoldo dove una giovane amante che ha atteso tutta la notte corre dal suo amato, Gesù, e come spesso succede lui la respinge: “Non mi toccare”; Noli me tangere”». Ma l’opera del cuore? «Se proprio devo scegliere è un piccolo quadro, di poco più di 50 centimetri, La donna che lava i piatti di Giuseppe Maria Crespi — dice Antonio Paolucci — È di spalle, un po’ china sul catino, sulla seggiola c’è un gattone, un po’ di brace nel camino, è un momento di pace domestica. E Crespi con una poetica del silenzio anticipa Hopper e Morandi. Questo quadretto è nel mio cuore».

Suggestion­i

«Nel dipinto del Crespi con la donna china sul catino un’anticipazi­one di Hopper e Morandi»

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A sinistra il dipinto di Giuseppe Maria Crespi, «Donna che lava i piatti» (La sguattera) Sopra Antonio Paolucci, massimo esperto della Collezione
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