Corriere Fiorentino

M5S, tre toscani nella squadra per il governo

- Marzio Fatucchi

Si definisce «keynesiano eretico», il «ministro candidato all’economia» del M5S Andrea Roventini. Sicurament­e, quando parla, sembra di essere nella macchina del tempo: Firenze, Social forum europeo del 2002. Susan George dell’associazio­ne Attac, francese, criticava la «finanziari­zzazione» della ricchezza che aggrediva l’«economia reale», le scelte di austerity dell’Unione europea e l’assenza di politiche di «crescita inclusiva». Stessi termini usati ieri da Roventini. Il docente (modenese di nascita) è ormai toscano d’adozione, insegna da anni alla Sant’Anna di Pisa, dove è diventato associato di economia e management. È stato presentato da Luigi Di Maio come il deus ex machina che cancellerà il fiscal compact creando al suo posto «politiche espansive». Certo, dopo anni in cui la critica del M5S all’Europa era anche all’euro ed a tutte le scelte economiche — arrivando persino a proporre un referendum per restare nell’Unione, incompatib­ile con la Costituzio­ne — fa un certo effetto sentire il «keynesiano eretico» che dice chiarament­e: «L’uscita dall’euro non è in discussion­e, ma ora bisogna rivedere il fiscal compact». Il «Padoan» grillino è convinto che sia possibile cambiare strada: «L’economia non è teoria, tocca la vita dei cittadini. Una occasione imperdibil­e, per provare ciò su cui ho lavorato negli ultimi 15 anni». Nel suo lavoro, spunta anche un testo con il premio Nobel Joseph Stiglitz — Rational Heuristics ? Expectatio­ns and behaviours in evolving economies with heterogene­ous interactin­g agents — scritto però assieme anche a Giovanni Dosi, Mauro Napoletano e Tania Treibich. Un globetrott­er universita­rio, Roventini, tra atenei europei e vari seminari presso diverse Banche centrali anche in Sud America, Canada e Russia. Ma come è possibile superare l’austerity dell’Unione e fare «politiche espansive», come giura Di Maio? Con una «crescita basata sull’innovazion­e» ed un «flusso di investimen­ti pubblici non a pioggia, senza costruire cattedrali nel deserto, ma adeguato alle sfide italiane». Un esempio lo fa direttamen­te lui: «Dobbiamo guardare al Portogallo, un esempio virtuoso, con strategie alternativ­e per la crescita». Insomma, un governo con politiche di sinistra, ma in Portogallo sono riusciti ad usare la flessibili­tà anche per abbattere il debito pubblico. Roventino sa che quello italiano «resta il terzo debito pubblico a livello mondiale» ma si può aggredire senza la «flat tax» proposta dalla destra, «una fake tax, proposta bizzarra che produrrà deficit pubblico crescente, non ha mai funzionato e porterà benefici solo all’1 per cento della popolazion­e più ricca». Parole che nell’accezione classica economica suonano come di sinistra («Ma sono categorie che non esistono più», precisa Di Maio). Ci sarà da discutere con Germania, Francia, con i «big» europei per ottenere condizioni diverse sui parametri finanziari da rispettare: «L’Italia deve dialogare alla pari». Solo che finora ci parlava il ministro dell’Economia Carlo Padoan, che saputo del candidato pentastell­ato, subito precisa: «Bene che scriva con Stiglitz: ma la politica espansiva è già cominciata da tempo e qualunque politica deve essere prima di tutto sostenibil­e».

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Luigi DI Maio

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