CasaPound, la notte dell’aggressione
Livorno, 4 incappucciati contro una coppia che affiggeva manifesti. Lei è incinta
Nella notte tra mercoledì e giovedì un militante di Casapound è stato aggredito a Livorno mentre tentava di riattaccare un manifesto elettorale strappato. Lo ha renso noto lo stesso movimento di estrema destra spiegando che l’attivista «è stato assalito da quattro persone che, cappucci alzati e bastoni alla mano, lo hanno pestato e poi hanno sfondato i finestrini della sua auto, dove c’era la compagna incinta.
Fra tre ore sarà giorno. Un uomo di 37 anni e la sua compagna incinta di due mesi salutano il resto del gruppo: «Andiamo a mangiare due brioche calde, poi a dormire». Fino ad allora erano ad attaccare manifesti elettorali di CasaPound, gli ultimi di una campagna elettorale trash e al calor bianco. In via Garibaldi, vicino a dove il 13 febbraio Giorgia Meloni fu insolentita e presa a sputi che le si stamparono sul viso e le riempirono i capelli, si accorgono che uno dei manifesti appena affissi è stato strappato. Scendono dall’auto per rimetterlo a posto, ma subito spuntano in quattro, con il volto coperto e i bastoni in mano. Urlano «fasci di merda», sono botte da orbi.
L’uomo, un parà in servizio alla Folgore di Livorno, si getta sulla compagna per farle da scudo: «Fermi, lasciatela stare, lei è incinta». Loro lo sentono e gli rispondono: «Tanto verrà un figlio fascista». E giù con le sprangate al volto, alla testa, sulle mani, su ogni parte del corpo in quel momento alla portata. Lui, il parà, alla fine spinge la compagna nell’auto e i quattro tarantolati se la prendono con la vettura, frantumano vetri, si accaniscono sulla carrozzeria. Infine, come sono arrivati, all’improvviso spariscono.
Arrivano i carabinieri e le ambulanze. I due esponenti di CasaPound vengono trasportati al pronto soccorso. Lui entra in codice rosso: il timore è che una sprangata gli abbia provocato gravi lesioni a un occhio. Lascia l’ospedale qualche ora dopo: al contrario di quanto i medici temevano in un primo momento, l’occhio non ha subìto danni significativi. Però le sprangate hanno lasciato il segno: frattura al naso, contusioni maxillo-facciali ed ecchimosi su molte parti del corpo, rivela il movimento presieduto da Simone Di Stefano. Prognosi da trenta giorni. Lei è scossa, scioccata, anche se il timore di perdere il bambino si è dissolto con il passare delle ore.
La notte di straordinaria violenza politica fa cumulo con le altre manifestazioni registrate in questo rovente finale di campagna elettorale, con l’immagine di Livorno accostata a quella di una città intollerante: «Non esageriamo — precisa il sindaco Nogarin da Roma, dove aspetta la presentazione degli aspiranti ministri M5s —. Quello della Meloni e l’altro dei militanti di CasaPound sono episodi e circostanze diverse, non facciamo passare un messaggio sbagliato. Livorno è una città tollerante, dove si sta bene. Ci convivono 105 etnie… Le indagini dei carabinieri sono in corso. Ma fin da ora condanno con fermezza ogni forma di violenza, indipendentemente da chi la subisce». L’ex sindaco Alessandro Cosimi, predecessore di Nogarin, è all’incirca sulla stessa lunghezza d’onda: «Escludo che Livorno sia una città violenta. Le statistiche lo confermano. Però mi stupisco che sia sempre al centro delle cronache per episodi del genere».
L’aggressione ha infiammato un clima politico già caldo. Tant’è che Simone Di Stefano, leader di CasaPound, parla di caccia all’uomo: «È incredibile quello che sta accadendo in Italia. Mentre le più alte cariche dello Stato vanno manifestando e lanciano allarmi sul sedicente pericolo fascista, gli antifascisti lanciano cacce all’uomo, rivendicano con orgoglio brutali pestaggi, aggrediscono e insultano le forze dell’ordine nella totale impunità». E Giorgia Meloni, che difficilmente dimenticherà la sua passeggiata in piazza Garibaldi, chiede al ministro dell’interno di fare il suo lavoro, quello di «garantire la legalità democratica in campagna elettorale e perseguire senza tentennamenti i reati commessi da chiunque, anche dai “compagni che sbagliano”». Ad ogni modo CasaPound ha incassato la solidarietà di alcuni esponenti del Pd candidati alle politiche di domenica. Andrea Romano, in lizza alla Camera per il collegio uninominale di Livorno, è andato al pronto soccorso per sincerarsi sulle condizioni dei due militanti aggrediti: «Il Pd condanna con fermezza qualunque atto di violenza nei confronti di qualsivoglia partito o movimento e auspica che le indagini diano un nome ai responsabili». Infine Silvia Velo, sottosegretaria uscente e candidata al Senato, ha ribadito che «chi compie azioni del genere non è un antifascista ma un delinquente».
Nei prossimi giorni l’esponente di CasaPound preso a sprangate si sottoporrà a ulteriori controlli mentre oggi, assieme alla sua compagna, riceverà la visita di una delegazione del movimento. Intanto la città delle 105 etnie si chiede cosa abbia preso a funzionare male nei suoi gangli più profondi e nascosti.
Il sindaco Nogarin Livorno è una città tollerante, dove si sta bene: ci convivono 105 etnie
Gli sputi alla Meloni? Non esageriamo, siamo di fronte a due episodi diversi
Il leader del movimento Mentre le più alte cariche dello Stato manifestano contro un sedicente pericolo fascista, gli antifascisti lanciano cacce all’uomo, rivendicano con orgoglio brutali pestaggi