Il caffè di Giuliano
Renzi in tv e all’Obihall «Io ho fatto errori, ma l’Italia è cambiata»
«Io resterò segretario del Pd fino al 2021». Matteo Renzi parte al contrattacco senza neanche aspettare l’esito delle elezioni. Sbaglia di grosso chi pensa, dentro e fuori il partito, che se domani notte arriverà un risultato negativo per il Pd lui farà un passo indietro. «Questa è la democrazia: si sono fatte le primarie e le ho vinte io, si rifaranno nel 2021 (cioè alla scadenza del mandato da segretario, ndr)», dice Renzi a Porta a Porta, dove ammette anche: «Io ho fatto errori, ma l’Italia è cambiata».
Un’intervista trasmessa sul maxischermo all’Obihall di Firenze in attesa del leader del Pd, candidato al Senato nel collegio di Firenze-Scandicci, che ha scelto il teatro di lungarno Aldo Moro per chiudere la campagna. Tutto il partito toscano schierato, tifo da stadio e ingresso di Renzi in Veltroni style tra le bandiere sventolanti.
E una visita applaudita, quella di alcuni operai delle acciaierie di Piombino, passate dagli algerini di Cevital agli indiani di Jindal dopo quattro anni di snervante attesa di un rilancio mai avvenuto. «Siamo venuti qui per dire grazie per la promessa mantenuta», dicono i lavoratori dal palco. «A novembre eravamo andati sul suo treno a chiedergli cosa si poteva fare per risolvere le nostre difficoltà. Lui ci disse che la strada da seguire, a suo parere, era la vendita, e chiamò davanti a noi i ministri Calenda e Bellanova. La promessa che ci fece è stata mantenuta». Renzi li ringrazia dal palco e rivendica l’accordo tra Cevital e Jindal come uno dei risultati raggiunti dai governi Pd per dimostrare che «questo significa governare, non lisciare le paure delle persone: il derby del 4 marzo è tra quelli che incitano all’odio e quelli che provano a risolvere i problemi».
Un tasto, quello della concretezza, su cui insiste anche il sindaco di Firenze Dario Nardella. «La nostra forza è la competenza: qui ci sono tanti consiglieri e assessori comunali, gli altri partiti non hanno questo patrimonio da spendere», dice Nardella. Ma il passaggio più applaudito del discorso di Renzi è quello diretto al candidato premier del M5S: «Caro Di Maio, ci hai offeso per anni e oggi vieni a chiedere i voti del Pd per governare. I voti non te li daranno i cittadini e non te li daremo noi». Attacco frontale anche a Salvini per l’utilizzo del rosario e del Vangelo in campagna elettorale, ma un applauso deciso arriva anche quando Renzi critica gli scissionisti di Liberi e Uguali: «Per riprendersi la ditta rischiano di far vincere la destra». La chiusura è dedicata agli incerti. «C’è ancora il 16% di indecisi, andiamo a convincerli con il tam tam. Abbiamo qualcosa da recuperare alla Camera, ma ce la possiamo fare. Noi non siamo e non saremo mai un partito personale».
A Salvini e M5S Nessuno di noi userà mai il Vangelo per strumentalizzare il voto cattolico. E caro Di Maio, dopo gli insulti non avrai mai i nostri voti