Questa legge elettorale ricambierà, ma in peggio
1. Non mi è sembrata molto diversa dalle precedenti. Da quando il marketing ha invaso la scena e al declino dei partiti è succeduta la personalizzazione, i toni sono scivolati verso la rissa. Le promesse demagogiche, sempre presenti, sono salite al diapason. Non ci è stato risparmiato niente: nemmeno la guerra delle ombre tra fascisti e antifascisti…
2. Mi verrebbe da rispondere se stesso, ma lasciamo perdere le battute. Con il centrodestra Renzi sa di dover fare, e spera di poter fare, un governo, quindi è ovvio che la sua critica sia molto moderata. Con i Cinque Stelle, invece, lo scontro è diretto e senza esclusione di colpi. Ma il vero problema per il centrosinistra è non scivolare al terzo posto.
3. Immagino che dipenda dall’essersi reso conto, o gli sia stato fatto notare, che la sovraesposizione in passato, non gli è giovata affatto; anzi. Mi pare però che in questi ultimi giorni la tentazione di lasciarsi sfuggire parole sopra le righe si sia fortemente riaffacciata e possa provocare quell’immagine da sbruffone che molti italiani, anche nel suo potenziale bacino di sostegno, detestano.
4. Merito suo essere riuscito a resistere all’incedere dell’età e dei malanni, che pure si fa sentire e gli dà qualche tratto per alcuni patetico, per altri grottesco. Merito o demerito dei media averlo rimesso da mesi al centro dell’attenzione offrendogli ogni tipo di palcoscenico. E lo stesso discorso vale per quei «poteri forti» che a suo tempo lo avevano criticato e scaricato e adesso, The Economist in testa, gli assegnano la palma del salvatore della patria dal caos.
5. Molto efficace. Aver assegnato i potenziali incarichi sulla base di un’affinità di competenze con le materie da trattare è un segno di forte discontinuità con un’inveterata abitudine della politica italiana, che premiava i meriti di partito ed era indifferente alle qualifiche dei singoli. È un dato che i potenziali elettori grillini apprezzeranno.
6. Livello nazionale e locale sono legati. Liberi e Uguali, se riuscirà ad andare oltre il 6% che i sondaggi gli pronosticano, potrà avere un ruolo condizionante, soprattutto in ambiti locali. Altrimenti, rischierà la polverizzazione.
7. Dopo un certo tempo, un governo del Presidente basato sul compromesso Pd-Forza Italia più eventuali briciole delle liste minori. Prevedo una disgregazione della coalizione del centrodestra, con la Lega all’opposizione e Fdi nel dubbio. Quanto al M5S, dipenderà dal peso elettorale raggiunto. Un’opposizione efficace e compatta potrebbe giovargli, nell’ipotesi di un ritorno alle urne in tempi non lunghi. Naturalmente, come sempre si tenterà di costruire una legge elettorale ancora più manipolativa e strumentale del Rosatellum. Impresa difficile ma, come visto con l’Italicum, non impossibile.
Dopo il 5 marzo Dopo un certo tempo prevedo un esecutivo del Presidente basato sul compromesso Pd-Forza Italia e sulla disgregazione del centrodestra