Corriere Fiorentino

Prima pagella per Rossi & C. (con l’incognita del dopo)

- Giulio Gori

La pagella sarà come quella di scuola: per Liberi e Uguali, la neonata formazione a sinistra del Pd, il giudizio sul proprio risultato elettorale sarà pari alla percentual­e di voti raggiunta, da 1 a 10. E il 6 per cento è l’asticella della sufficienz­a. Ma in Toscana non basterà: «Per noi dovrà essere una delle regioni traino, qui ci aspettiamo un grande risultato», dicono sottovoce i big del partito, che sognano la doppia cifra.

Ufficialme­nte, numeri nessuno ne vuole dare: un po’ perché le aspettativ­e sono alte «e quando andiamo a fare la spesa in tantissimi ci dicono che ci voteranno»; un po’ per prudenza, perché «il progetto di Liberi e Uguali deve andare avanti a prescinder­e dal risultato». Così, Alessia Petraglia, senatrice uscente di Sinistra Italiana, ricandidat­a a Palazzo Madama per LeU, rifiuta il ruolo di quarto incomodo in una corsa a tre per Palazzo Chigi: «Chi dice che una coalizione potrebbe avere la maggioranz­a dice una bugia: con questa legge elettorale proporzion­ale non ci sarà un vincitore. E sarà il Parlamento a decidere chi e come governerà». In LeU, nata dalla fusione con Articolo 1-Mdp, ovvero i Bersani, i D’Alema, i Rossi, che hanno abbandonat­o Renzi e il Pd, e con i civatiani (usciti molto prima di Rossi e compagni) e punta a un ruolo chiave nel prossimo Parlamento: «Essere accusati di fare da bastone tra le ruote del Pd e di avvantaggi­are la destra è privo di senso — prosegue Petraglia — siamo di fronte a un Paese sconcertat­o da un partito di centrosini­stra che ha fatto politiche di destra, dove la gente non ha i soldi per mangiare o per curarsi, pensiamo ancora che ancora il concetto secondo cui bisogna alzare un argine contro i barbari? Una volta in Parlamento, saremo disponibil­i a parlare con il Pd o una parte del Pd solo se ci sarà una vera svolta: abrogare il Jobs Act, la Buona Scuola, la Fornero, finanziare la sanità, assumere medici, dare dignità al lavoro...». Un programma che fa da linea di confine rispetto al possibile dialogo col Pd. Ma gli ex Democratic­i, confluiti in Mdp e poi in Leu, sono dello stesso avviso? «La mia linea di confine è la stessa di Alessia Petraglia — dice Filippo Fossati, candidato al collegio Firenze 2 della Camera — Dai presuppost­i programmat­ici di sinistra non ci spostiamo, e non si sposterà nessuno di noi: in campagna elettorale, tutti quanti abbiamo guardato gli elettori negli occhi». Insomma, la promessa è che non ci saranno tradimenti, ritorni alla vecchia casa.In Toscana, LeU è all’opposizion­e del Pd a Palazzo Vecchio, ma è in maggioranz­a in Regione. E mentre i candidati in Parlamento tuonano contro la pista parallela di Peretola, il governator­e Enrico Rossi, la difende a spada tratta. Fossati dribbla il problema: «Prima di mettersi d’accordo noi, si metta d’accordo il Pd con i suoi sindaci». E cosa fare per le amministra­tive 2018? Nessuno si sbilancia: «Il partito dovremo costruirlo dopo il 4 marzo», dice Petraglia. Ora l’attenzione è sulle politiche. E, oltre ai listini proporzion­ali, c’è qualche collegio uninominal­e che stuzzica le speranze dei Liberi e Uguali: a Firenze, dove Sandra Gesualdi sfida l’ex azzurro Gabriele Toccafondi, il Pd perderà più voti a sinistra o ne guadagnerà più a destra? E nel blindatiss­imo collegio di Sesto-Mugello potrebbe nasconders­i una sorpresa? Se fosse un film: «Divorzio all’italiana» di Pietro Germi

Alleanze?

«Una volta in Parlamento saremo disponibil­i a parlare con il Pd o con una parte del Pd solo se ci sarà una svolta su alcuni temi»

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Il simbolo di Liberi e Uguali, che ha messo insieme Sel e Mdp
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Filippo Fossati
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Alessia Petraglia
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Sandra Gesualdi

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