Corriere Fiorentino

La metamorfos­i dei grillini (senza perdere gli arrabbiati) 15%

- Marzio Fatucchi

Da non partito a partito. Da «la rete decide» a selezioni per curriculum affidate in ultima istanza nelle solo mani del leader candidato premier, Luigi Di Maio, come ha rivendicat­o lui stesso ieri in piazza del Popolo. Ma soprattutt­o dall’idea di candidare la «mamma con tre figli» a ministra delle finanze, il M5S è finito a presentare, con sfondo blu ministeria­le, i suoi possibili responsabi­li di tutti i dicasteri sventoland­o le lauree, le esperienze profession­ali. Ed è passato persino dal «Vaffa-day» al «vaffino». Il M5S ha vissuto questa dicotomia anche in Toscana, con Di Maio che si incontra con gli imprendito­ri e tutte le categorie economiche (facendo irritare il Pd, che qui ha sempre contato sul loro apporto) ma anche Alessandro Di Battista a fare il giro del «giglio magico», da Arezzo a Rignano sull’Arno a Laterina, attaccando a testa bassa Renzi e Boschi.

Alcuni candidati girano per aziende «innovative e di eccellenza», altri protestano contro la Tav e la geotermia, vecchi cavalli di battaglia del M5S quando ancora non era uno dei big elettorali. Insomma, governativ­i ma senza perdere per strada gli arrabbiati. Per questo hanno lavorato Il risultato del Movimento 5 Stelle alle elezioni regionali del 2015, mentre alle politiche del 2013 conquistar­ono il 24,01% molto sulla sicurezza, mettendo in campo l’ex procurator­e Ubaldo Nannucci e l’ex poliziotto della Dia Renato Scalia.

Scalia uno di quelli che in passato ha militato in altri partiti ma, scelto nell’uninominal­e, per lui la regola del non avere questo passato (prima del 2009) non vale. «È stata una campagna faticosa e meraviglio­sa, con la possibilit­à di incontrare gente in gamba» commenta Scalia. Secondo lui, la virata «securitari­a» del M5S non è a destra: «Tutti gli italiani devono ringraziar­e il M5S» perché mentre in altri Paesi ci sono state virate a destra, «guardate la Francia con Le Pen», il movimento è «moderato per tanti punti di vista. Non diciamo di cacciare gli immigrati, ma solo chi delinque. E mentre Salvini non sa come fare a cacciarli tutti, e quando erano ministri Bossi, Castelli e Maroni non ci sono riusciti, noi lo faremo». Epperò, lo Ius soli non l’avete voluto neanche voi: avete strizzato l’occhio all’elettorato di destra, cambiando idea, visto che avevate persino presentato un progetto di legge in questa direzione? «Non siamo contrari, ma era sbagliato quel provvedime­nto voluto dal Pd, che doveva proporlo prima, non all’ultimo minuto per la campagna elettorale. Un po’ come hanno fatto con la legge elettorale, per la quale sono molto preoccupat­o: temo tanti errori». Ora, anche il M5S ha fatto qualcosa all’ultimo tuffo: la selezione dei candidati. Alcune scelte, anche in Toscana, hanno fatto arrabbiare gli attivisti, a partire da Leonardo Franci nel collegio di Siena (ex candidato in liste di centrodest­ra) e Salvatore Caiata, che corre a Potenza: dove è il patron della squadra di calcio, un déjà vu della politica italiana, da Achille Lauro a Silvio Berlusconi. Soprattutt­o era stato «segnalato» dagli attivisti senesi, dove si è scoperto solo dopo che Caiata era indagato a Siena per riciclaggi­o. «Il M5S è intervenut­o su chi doveva prendere provvedime­nti, gli altri partiti se li tengono in casa» taglia corto Scalia. E aver scelto un ex Pd, Nicola Cecchi, per correre contro Renzi a Firenze? Non è un modo per non andare oltre quel 24,01 preso 5 anni fa (e alle Regionali andò peggio, il M5S finì dietro la Lega, con un misero 15%)?

Alfonso Bonafede, candidato ministro della giustizia, deputato uscente e quasi certamente rientrante, ma soprattutt­o fedelissim­o di Di Maio, è uno di quelli che hanno fatto «scouting» per trovar i candidati. Ed è convinto che le polemiche «non ci porteranno via neanche un voto». Non solo: c’è stato l’operazione ministri «candidati» dal M5s, passata anche questa in parte da Bonafede. Andrea Roventini (economia) e Giuseppe Conte (pubblica amministra­zione) sono docenti in Toscana. E per Bonafede questa è la dimostrazi­one che «la toscana non è solo Denis Verdini, Renzi e la Boschi. Qui ci sono tante persone competenti». E sorvola sul fatto che lui è stato indicato a ministro della giustizia. Curriculum lunghi anche per alcuni altri candidati al Parlamento, come quello di Chiara Ehm Yana, che corre a Prato, anche se sul fronte degli uninominal­i sono stati preferiti profession­isti e imprendito­ri.

Si spera che queste competenze evitino i vari «scivoloni» degli ultimi anni: partiti con le «scie chimiche» i grillini sono arrivati a indicare ministro uno chi scrive libri con Stiglitz (Roventini). «La sfida della politica non è fare delle cose, ma non fare cazzate», ha detto Grillo ieri in piazza del Popolo. Se si va al governo. Sennò si torna al «Vaffa»? Se fosse un film: «Una notte da leoni» di Todd Phillips,

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«Le polemiche sui candidati non ci toglierann­o voti, con i ministri presentati dimostriam­o che la Toscana non è solo Boschi e Verdini

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Alfonso Bonafede
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Renato Scalia
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Chiara Yana Ehm

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