È finita l’era dei duelli tv, contano di più i «like» Le sfide? Ai gufi di plastica
Le tv senza faccia a faccia tra candidati. I pannelli per le affissioni senza manifesti. Dov’è finita la campagna elettorale? Sui social. Nel 2018, l’arma elettorale è la diretta Facebook, per immortalare il comizio, l’annuncio a sorpresa. Renzi, Salvini e Di Maio hanno usato il web più di ogni altro strumento. Persino Berlusconi, ancora inchiodato alle poltrone dei talk show, ha concesso qualche apparizione in rete. I veri re dei social sono i Cinque Stelle: il grosso del lavoro lo fanno sui gruppi Facebook, su cui hanno il dominio quasi totale. Ma tanti gruppi di simpatizzanti (e non del M5S) talvolta esagerano: Laura Boldrini ha scoperto di avere fantomatici fratelli e cugini, tutti assunti dallo Stato. Tra i grillini, come il fiorentino Alfonso Bonafede, sono pochi i contributi individuali, è più facile condividere i video del leader Di Maio. L’ex procuratore Ubaldo Nannucci neppure pubblica, aspetta che lo facciano gli altri e poi mettano il suo tag. La Lega ha inventato il VinciSalvini: chi mette più like vince un caffè con il leader nazionale. Così, i like si moltiplicano. In Toscana, Claudio Borghi e Alberto Bagnai sono abituati alle conversazioni tra superesperti di economia. Ma sotto elezioni si cambia, e Borghi pubblica un video mentre è in auto e ascolta la radio: «”Wild boys” sulla FiPiLi — grida felice — Grande momento paninaro anni ‘80». Il Pd se l’è presa con le fake news, ma a volte si è preso troppo sul serio. Renzi via Instagram ha smentito che una sua presunta sorella, Francesca, fosse stata assunta come portaborse. Ma se l’è presa anche con uno scherzo, quello su una certa cugina Bernarda, la cui immagine era il volto dello stesso Matteo truccato. Il segretario però ha anche saputo scherzare: «Pronto per il confronto tv con un mio tenace avversario», dice a un gufo di plastica. E c’è chi ha fatto grandi passi avanti: il segretario regionale Pd, Dario Parrini, a volte è riuscito a pubblicare post meno lunghi della Divina Commedia. In questa campagna c’è anche Youtube. Renzi lancia lo spot col padre di famiglia che non vuol votare il Pd, ma moglie e figli lo fanno morbido. Poi arriva Berlusconi: «Metti una croce sul simbolo di Forza Italia», dice scandendo le parole come quando si parla agli anziani, anche se il pubblico di Youtube è giovane. Usa molto Facebook, Stefano Mugnai, coordinatore toscano di Forza Italia, che racconta anche le sue disavventure elettorali, come quando è rimasto nottetempo bloccato all’Elba per una mareggiata. A vincere però è la parodia di Guerre Stellari di Giorgio Croce Nanni: Grillo viene sedotto dal lato oscuro, Berlusconi è Palpatine, Renzi combatte contro Bersani con la spada laser, Brunetta è un pinguino Porg, Di Battista si prende sul serio e la Boschi si lamenta con un alpino di Bolzano: «Mi serve qualcuno che mi mostri il mio posto».
Palma d’oro
Vince la parodia di Star Wars: Brunetta è un pinguino Porg, Grillo è il leader oscuro