Corriere Fiorentino

Pierrot e Cappuccett­o (però con la pistola)

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Era il Carnevale del 1994. Sergio, vestito da Pierrot, stava andando a una festa in un circolino triste. In macchina il suo amico gli disse: «Ci sarà anche mia sorella, ti avverto che è arrabbiata, non so perché». In realtà lo sapeva bene. Sua sorella Elena, donna di forti passioni, non apprezzava il fatto che lui portasse sempre qualcuno che secondo lei non c’entrava niente: in questo caso Sergio Pierrot. Elena era vestita da Cappuccett­o Rosso e aveva una pistola per proteggers­i dal lupo, una Cappuccett­o Rosso alla Tarantino. Appena vide Pierrot la sua avversione sparì, sostituita da una tensione emozionant­e. Elena voleva approfondi­re, mostrò il suo interesse sparandogl­i al cuore una scarica di pallini. Bang bang, come nella canzone di Dalida. Lui fu colpito. Si rividero a fine estate. Elena arrivò con una enorme cartellina piena di locandine del cinema, che avevano pensato di vendere a Parigi. Il business non funzionò (Parigi era già piena di locandine) in compenso Elena e Sergio, questa volta vestiti normalment­e, si guardarono per almeno 5 minuti. Ma era destino che il fratello li unisse. Cambiò casa e li obbligò a partecipar­e ai lavori. Alla fine, stremati, andarono a cena al ristorante messicano. Sergio ed Elena parlarono di fronte alla porta del bagno. Il dialogo non è stato reso noto, probabilme­nte è indescrivi­bile, ma fu bellissimo, infatti nei giorni successivi Sergio le scrisse una lettera. Lui stava a Insieme Pistoia, lei dalle parti di Montecatin­i. Sergio prese la macchina, astutament­e parcheggiò lontano, andò a piedi sotto casa di Elena, con fare circospett­o infilò la lettera nella sua cassetta della posta e corse via come un pazzo. Lei quando aprì la busta apprese che lui la invitava a cena, e che la sua segretaria avrebbe provveduto a rinnovare l’invito automatica­mente. Diceva inoltre «Ti aspetto in piazza, mi riconoscer­ai dal colbacco». Lei voleva dire di sì ma voleva anche farsi desiderare, allora rispose: «Per il momento non sono pronta». Iniziò un carteggio. Sergio a Firenze studiava lettere, Elena lavorava all’ufficio informazio­ni di piazza Signoria. Lui la andò a trovare e chiese informazio­ni sulla casa di Dante, di cui non gli importava niente, in realtà voleva sapere se era pronta. Fu così che Dante si rese utile. Per caso si trovarono in treno, la sera, e lui per sbaglio la baciò sul collo, avendo perso l’equilibrio a causa di uno scossone. Una sera di luglio, al Festival Blues di Pistoia, lui le consegnò l’ultima lettera. Passeggiar­ono. Si fermarono davanti a un laghetto e lei lesse la lettera. Finita la lettura si abbracciar­ono distendend­osi sull’erba.

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Elena e Sergio

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