Corriere Fiorentino

Gli scandalosi colli dell’alta società

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a città pareva ondeggiare sopra un lago, i suoi campanili, le sue cupole, le sue torri, i suoi palazzi si bagnavano alla base nelle onde color ambra di quel lago e s’innalzavan­o verso il rosso splendore del cielo (…)». Questa è la visione della città del giglio che campeggia al centro del farraginos­o romanzo Pascarel (1873), vera e propria celebrazio­ne dell’Italia dove Ouida (pseudonimo di Louise de la Ramée, 1839-1908) si era trasferita nel 1871 e dove rimase fine alla morte. Seguace di Dickens, fu uno dei massimi best-seller della sua epoca. Iperbole e visionarie­tà andavano a braccetto, come spiega il titolo che le dette la notorietà Sotto due bandiere (1867), melodramma di amore e morte. I cani furono la sua ossessione, ne fu circondata per tutta la vita e gli animali tornano nelle sue opere (con titoli come A Dog of Flanders, 1872). Molti i luoghi in cui abitò in città e per 14 anni in via Pisana, sulle colline, nella villa del marchese Farinola e di cui cambiò non poco i connotati. Moltissime le opere in cui parla della sua patria adottiva: in Signa (1875) narra di trame sentimenta­li osservando il paesaggio dalla villa dell’amica Janet Ross, in Friendship (1878) fece scandalo narrando la High Society dei colli, sullo sfondo della sua infelice storia d’amore con un blasonato fiorentino dal nome improbabil­e: Lotteringo Lotteringh­i della Stufa.

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Louise de la Ramée, Ouida

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