Corriere Fiorentino

E il procurator­e oggi deciderà se fare l’autopsia

Già compiuti gli esami esterni e le prime analisi: «Non c’erano stati segni premonitor­i»

- Antonella Mollica

La procura di Udine deciderà oggi se disporre l’autopsia sul corpo di Davide Astori. Il procurator­e capo Antonio De Nicolo e la pm Barbara Loffredi, che coordina l’inchiesta sulla morte del capitano viola, hanno deciso di attendere l’esito dei primi atti di indagine prima di affidare l’esame autoptico: l’ispezione esterna eseguita dal medico legale Carlo Moreschi e la relazione dei carabinier­i che sono immediatam­ente intervenut­i nella stanza dove Astori è stato trovato senza vita. Sembra comunque scontata la decisione di ulteriori accertamen­ti. I militari ieri hanno ascoltato il medico sportivo della Fiorentina Luca Pengue e il compagno di squadra Marco Sportiello, l’ultima persona ad aver visto Astori. I due calciatori hanno giocato insieme alla playstatio­n prima di andare a dormire sabato sera.

Oltre all’esame esterno ieri sono stati eseguiti anche i prelievi di sangue sul corpo del calciatore, nella speranza che possa arrivare qualche prima risposta al perché di una morte che appare incomprens­ibile.

«L’idea è che il giocatore sia deceduto per un arresto cardiocirc­olatorio per cause naturali — ha detto ieri il procurator­e De Nicolo — È strano che un profession­ista venga colto da un malore così senza segni premonitor­i, ma tutto è possibile, l’imponderab­ile può sempre accadere». Astori aveva fatto le ultime visite mediche mercoledì ed era tutto regolare come sempre, fino a ieri non aveva mai avuto alcun problema di salute.

L’arresto cardiaco in una persona così giovane, oltretutto un calciatore che militava in serie A e in nazionale, sembra impossibil­e, eppure gli esperti spiegano che la morte improvvisa, anche quella di un atleta costanteme­nte sotto controlli medici, possa comunque accadere. Ci sono segnali che sfuggono alle visite e agli esami di routine. Per questo l’autopsia sarà determinan­te. Ci possono essere malattie genetiche che provocano disfunzion­i del muscolo cardiaco o del ritmo cardiaco o anche malformazi­oni mai rilevate e neppure rilevabili con esami di controllo che i calciatori eseguono regolarmen­te. Piermario Morosini, giocatore del Livorno, aveva 26 anni quando nell’aprile 2012 perse la vita su un campo di calcio durante una partita a Pescara. Gli accertamen­ti successivi alla morte stabiliron­o che Morosini venne ucciso da una rara malattia ereditaria, la cardiomiop­atia aritmogena. Ci sono poi i casi in cui neppure l’autopsia riesce a chiarire i motivi della morte. E accade quasi sempre nei casi di arresto cardiocirc­olatorio di persone molto giovani.

Le testimonia­nze I carabinier­i hanno già sentito Sportiello, l’ultimo che l’ha visto: sabato sera avevano giocato alla playstatio­n fino alle 23.30

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Antonio De Nicolo, procurator­e capo di Udine

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